Charimenti sui ‘Chiarimenti’

Riceviamo e pubblcihiamo ulteriori chiarimenti a proposito dell’articolo del 27 giugno, pubblicato sul sito della Nuova Gestione dei Francescani dell’Immacolata.

In merito all’articolo anonimo pubblicato su Immacolata.com il giorno 27 giugno 2014 , è nostra premura  far notare come i Chiarimenti richiedano ulteriori chiarimenti: certo non sospettiamo che l’autore dei Chiarimenti sia in cattiva fede ma che sia incorso in certe sostanziali “sviste”. In particolare:
1)    Quale sarebbe il “dileggio mediatico” nei confronti del Santo Padre? Non sembra proprio che l’articolo di Fabio Cancelli sia offensivo nei confronti del Papa, forse l’autore dei Chiarimenti si riferisce a qualche anonimo perditempo frequentatore di blog e autore di stupidi commenti, la cui responsabilità non può certo ricadere sull’autore del suddetto articolo.
2)    Se l’invito alla visita era rivolto solo a “formatori”, “formandi” e alle autorità dell’istituto, per quale motivo sulla foto pubblicata in internet in primo piano compare la figura di p. Angelo Geiger, uno degli accusatori di Padre Manelli, il quale non risulta essere né formatore, né formando, né un’autorità dell’Istituto. Per quale motivo poi era presente padre Angelo Gaeta, il quale non è un’autorità dell’Istituto? E padre Michele Iorio? E a quale titolo erano presenti diversi fratelli religiosi? Per quale motivo era presente addirittura un laico terziario? Dunque  l’invito non era rivolto solo a formatori, formandi ed autorità: solo che l’attuale dirigenza ha pensato bene di portare un laico terziario anziché i fondatori dell’Istituto!
3)    Non è affatto una contraddizione affermare che erano state vietate accuratamente le domande spontanee e dire che un giovane frate studente, coraggiosamente, ha violato quel divieto insulso per rivolgere al Santo Padre la domanda scottante: “Dove stanno i nostri Fondatori?”,il che ha provocato d’altronde risentite reazioni da parte dei superiori. Peraltro pochi giorni dopo il frate in questione è stato spostato di comunità.
4)    L’autore dei Chiarimenti vorrebbe poi darci a bere il fatto che nell’articolo di Tornielli, il quale riportava un’asserzione piuttosto grave su un ex-novizio, le autorità dell’Istituto non siano coinvolte. La domanda allora è la seguente: chi ha detto a Tornielli che un novizio è uscito dall’Istituto perché non accettava il Concilio Vaticano II? Se lo è inventato? Dubitiamo, conoscendo la professionalità giornalistica di Tornielli. Chi lo può aver riferito: forse allora è stato il maestro dei novizi , dato che è l’unico che può conoscere la reale motivazione del novizio in questione? Oppure è qualche membro dell’Istituto, autore della velina passata a Tornielli, che avrebbe voluto far passare l’idea che coloro i quali hanno in qualche modo esposto dei dubbi sull’andamento del commissariamento siano contrari al Concilio Vaticano II e dar così ragione ai farneticanti assertori della deriva “cripto-lefebvriana” (termine privo di significato) dell’Istituto?
5)    Il Commissario non è stato querelato dai familiari di Padre Stefano per aver constatato le modifiche organizzative interne alle associazioni proprietarie dei beni immobili e mobili (peraltro totalmente legali), che l’Istituto ha solo in uso, ma per aver affermato che padre Stefano Manelli ha ceduto dei beni di proprietà dell’Istituto ai suoi famigliari, il che è una calunnia.
6)    Per quanto possa essere esagerato affermare che Padre Stefano è “agli arresti domiciliari” l’autore dei Chiarimenti vorrebbe ingannarci circa le sue condizioni, facendo passare l’idea che non gli siano imposti obblighi diversi a qualsiasi altro religioso. In realtà padre Stefano Manelli deve ottenere il consenso del Commissario ogni qualvolta vuole o deve lasciare la piccola diocesi in cui risiede. Ora ogni religioso ha il dovere di informare il suo superiore locale quando lascia il convento e ogni religioso ha il dovere di chiedere il permesso ai suoi superiori maggiori per lunghi spostamenti e permanenze prolungate al di fuori del convento di residenza, ma nessun religioso chiede il permesso alla più alta autorità dell’Istituto per uscire dalla propria diocesi, al fine di celebrare una S. Messa o per altri motivi.
7)    Per quanto riguarda la S. Messa a Frigento sulla tomba dei propri genitori, i famigliari di padre Stefano non si erano rivolti al commissario per chiedere il permesso di “festeggiare il suo compleanno” ma per “festeggiare il suo compleanno a Frigento”, come è sempre stato negli anni precedenti. Al che il commissario ha risposto che avrebbero potuto festeggiarlo a Casalucense o a Roma, cioè non acconsentendo alla precisa richiesta dei famigliari di celebrarlo a Frigento, dove sono tumulati i genitori di padre Stefano.
8)    Riguardo alla presunta esclusività del Vetus Ordo sorgono diverse questioni. In primo luogo l’autore dei Chiarimenti sembra sostenere, in contraddizione con quanto affermato dalla Sala Stampa vaticana, che la Messa in Rito Antico sia alla base (seppur non esclusivamente) del commissariamento. Ora il brillante autore dei Chiarimenti equivoca sul significato di esclusività: in base a quale principio il fatto che si svolga quotidianamente la liturgia (S. Messa e Divino Ufficio) con la forma antica del rito romano risulterebbe un peccato di “esclusività”, mentre farlo con il Novus Ordo (come si fa oggi nei conventi FFI) non sarebbe “esclusività”? E non si dica poi che la sospensione è ad hoc et ad tempus, perché, come esplicitamente affermato dai rettori del seminario e come messo per iscritto anche da qualcuno dei frati dissidenti, in futuro il Vetus Ordo sarà usato solo saltuariamente e in base alle richieste di gruppi di fedeli, e non in base a quelle dei frati che dovranno adeguarsi alle nuove disposizioni dall’alto.  Ora, perché l’esclusività nell’uso comunitario del Novus Ordo (con celebrazione solo saltuaria del Vetus Ordo) sia cosa buona mentre l’esclusività nell’uso comunitario del Vetus Ordo (con celebrazione però regolare e quotidiana della S. Messa in rito nuovo, seppur non comunitaria) sia cattiva, è un mistero di Fede? Cosa pretende l’anonimo redattore dei Chiarimenti? Che i novizi e i chierici ogni giorno recitassero l’ Ufficio Divino in entrambe le forme del Rito romano o sentissero due S. Messe per non cadere nell’esclusività? E’ ridicolo, altrimenti novizi e studenti avrebbero dovuto pregare circa 8 ore al giorno. Non si capisce perché chi scelga la forma antica del rito romano debba essere classificato come “esclusivista” mentre chi sceglie la forma nuova del rito romano non lo sia. Va segnalato peraltro che l’introduzione della forma antica del rito romano per il Seminario teologico diversi anni fa non è stata scelta dall’alto, né dal Ministro generale né dal solo Rettore del seminario, ma dal capitolo della comunità, cioè da tutti i frati professi solenni compresi gli studenti. L’Istituto aveva poi cercato di far convivere le due forme in maniera più armonica, ad esempio chiedendo di utilizzare il nuovo calendario liturgico anche per il Messale antico, ma tale permesso è stato negato dalla commissione Ecclesia Dei. Gli esclusivisti sono in realtà coloro i quali sostengono che in tutti i conventi dell’Istituto, tutti i giorni, vada celebrato il Divino Ufficio e la S. Messa nella forma ordinaria del Rito Romano mentre la forma straordinaria vada usata solo saltuariamente, solo su richiesta dei fedeli! Non sono in realtà esclusivisti quelli che sostengono che la Chiesa è cambiata con il Concilio Vaticano II ed è inutile tornare indietro, o quelli che sostengono che dato che l’Istituto è nato dopo il CVII debba utilizzare solo il Novus Ordo, e pretendono d’imporre tale discutibile opinione anche agli studenti?
9)    L’anonimo autore dei Chiarimenti afferma che le attuali autorità dell’Istituto non hanno alcun interesse a perdere tempo con i loro estemporanei o fissi detrattori, peccato che l’attuale segretario generale e factotum dell’Istituto, il cosiddetto media fighter:
–    ha vilipeso e calunniato i frati usciti dall’istituto con un suo articolo su mediatrice.net;
–    ha mandato un frate a fotografare gli ex-frati e poi ha usato tali foto per intimorire dei confratelli che hanno richiesto la dispensa dei voti;
–    ha chiesto a padre Giovanni Severini (almeno così lui ha detto a diversi laici di Campocavallo) di andare a cercarli, facendo poi diffondere la voce che stessero a Sassoferrato, ospiti delle Suore Francescane dell’Immacolata, in modo da coinvolgere nella “macchina del fango” anche le suore.
10)    Riguardo all’ermeneutica del Concilio ricordiamo all’autore dell’articolo che se è compito del Magistero indicare la retta ermeneutica del Concilio Vaticano II, come ha fatto Benedetto XVI, è compito del teologo, in forza del suo ministero ecclesiale, portare lumi e suggerire le soluzioni agli eventuali problemi che si ravvisassero. Nessun vero teologo vuole porsi al di sopra del Magistero ma, nelle questioni ancora aperte alla discussione, è bene che studi, approfondisca e divulghi scientificamente le proprie opinioni: se così non facesse e se tutto venisse abbandonato passivamente al Magistero verrebbe meno uno di quei mezzi naturali, cioè lo studio e il confronto teologico, sulla base del quale il Magistero stesso dirime poi le questioni. La discussione sul Concilio Vaticano II è una questione aperta e da approfondire: al Magistero, in forza dell’assistenza dello Spirito Santo, spetterà poi indicarci quale sia la retta ermeneutica e proclamare dogmaticamente il valore dei singoli testi  e asserti conciliari. Scrivere un libro sull’ermeneutica del Concilio Vaticano II non significa volersi mettere al di sopra del Magistero ma offrire umilmente i talenti di natura e grazia che il Signore ha donato per servire il Magistero!

Un laico impegnato

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