Nella risposta sono riportate in corsivo le domande dell’intervistatore, poi la risposta dell’anonimo intervistato, poi le precisazione dell’ex frate.
Collaboro col blog Radio Spada e volevo sapere se era disponibile ad una intervista sulla vicenda dei FFI, anche anonima se crede.
Come ho già detto a suo tempo sulle nostre cose la cosa migliore da farsi è il silenzio per consentirci di confrontarci e risolvere i problemi per cui la S. Sede è intervenuta. Qualcuno, purtroppo, la pensa diversamente e sta facendo casino, peggiorando le cose. Mi verrebbe da dirle di pubblicare questo mio parere, tanto lo dico a tutti ma non servirebbe a niente tanto io sono ormai schedato tra i “traditori”.
RISPOSTA: quando si concede un’intervista per essere credibili bisogna avere degli argomenti fondati e delle prove per poter accusare qualcuno o scagionarlo, altrimenti è meglio stare in silenzio, come dice lei, perché si crea ancora più confusione. Se vi hanno aggiunto nella lista dei traditori ci sarà un motivo, comunque il problema è che qualcuno, pur di mantenere il proprio posto nella poltrona, è stato disposto a tacere le malefatte e come si dice nei salmi, si è messo a correre con lui.
Infatti volevo dare voce proprio alla parte accusata dai vari blog come “cattiva”.
Che cosa vuole sapere?
Le cause del commissariamento, della chiusura del seminario e della rimozione del fondatore.
Per quel poco che ne so il commissariamento è stato deciso sulla base delle risultanze della Visita Apostolica e delle rimostranze di diversi frati, ben più di 5 che spesso sono stati trattati male dai rispettivi superiori perché, pur accettando l’idea di celebrare la S. Messa in latino, si sono visti ostracizzati per aver avuto difficoltà nel pregare il Breviario in Latino. la mia personale impressione è che a fronte di un inizio della vicenda, comunque equilibrato, poi si sia sbandato.
RISPOSTA: è vero che il Commissariamento è stato deciso sulla base di una Visita Apostolica, ma il problema è che la visita apostolica è stata fatta a ‘tavolino’ ascoltando solo quei frati che si lamentavano e per giunta sono state tratte conclusioni in base ad un questionario equivoco inviato solo ad alcuni frati dell’istituto, nemmeno la metà. Il visitatore non ha mai visitato né le case dell’istituto né ascoltato direttamente i frati (come detto sopra ha ascoltato solo quelli che avevo esposto denuncia alla Santa Sede), senza avere un confronto con la parte accusata e soprattutto senza mai ascoltare le autorità dell’istituto, cosa gravissima se si cerca di fare giustizia. Il seminario è stato chiuso, ma nessuno ha mai ascoltato se i seminaristi erano contenti o se avessero problemi. Per quanto mi riguarda io ho sempre esposto i miei problemi ai superiori e con loro ho anche trovato delle soluzioni, sempre disposti ad ascoltarmi e ad aiutarmi. Il seminario era accusato di esclusivizzare la Messa secondo il Vetus Ordo, ma questo è falso e privo di ogni fondamento, soprattutto perché nessuno ha mai considerato le cause per cui in seminario si celebrava prevalentemente la Messa secondo il Vetus Ordo. Nella diocesi in cui il seminario era accolto, ai frati non erano state assegnate attività di apostolato esterne in senso proprio, cioè alla comunità non era affidata nessuna parrocchia e lo stabile in cui risiedevano era condiviso con un’altra comunità di frati minori che aveva la Messa ogni giorno nel Novus Ordo e la domenica aveva la Messa principale. La nostra era “Messa Conventuale”. Tuttavia il vescovo e il parroco avevano chiesto ai frati di celebrare la Messa Novus Ordo il sabato pomeriggio in un chiesa della parrocchia e la Messa era comunitaria. Ogni volta che il vescovo chiamava i frati in cattedrale, andavamo per servire la Santa Messa. Ogni volta che qualche parroco chiedeva aiuto (e capitava più volte a settimana!) i sacerdoti presenti in seminario cercavano di darlo e celebravano la Messa secondo il Novus Ordo. Quindi prima di parlare di esclusivizzazione, bisogna analizzare bene i motivi per cui siano state fatte delle scelte. Sottolineo anche che, correggetemi se sbaglio, sia l’ufficio che la Messa non sono dei giochi a nostro piacimento che noi possiamo usare in un modo o in un altro, per cui se si è deciso di seguire il calendario del Vetus Ordo per l’ufficio e per la Santa Messa non è che ogni giorno si può cambiare Ordo a piacimento. Diventerebbe una barzelletta! Bisogna essere coerenti.
Quando i chierici si spostavano in altre comunità dove veniva utilizzato il Novus Ordo ci si adeguava alla comunità, senza che ci fosse stato nulla di strano.
Tutto qui?
Difficile dire se è tutto qui; qualcuno ha rilevato anche problemi nel concetto di Tradizione espresso da alcuni nostri teologi e vanno fatte rilevare anche dichiarazioni poco prudenti fatte da alcuni docenti del Seminario.
RISPOSTA: siamo sempre davanti al generico! Nessuno è stato in grado di dire quali siano questi problemi riguardanti l’insegnamento. Io ho provato a chiedere più volte ma nessuno mi ha dato una risposta precisa. E’ un mio diritto sapere quali sono gli errori che mi sono stati insegnati, affinché possa correggermi e non li diffonda nel mondo intero.
Invece aggiungo io una cosa: alcuni ex docenti si sono lamentati perché da tempo erano stati esclusi dall’insegnamento! Questi non sanno che a richiedere il loro allontanamento sono stati proprio gli studenti, perché durante le loro lezioni non insegnavano nulla e la maggior parte del tempo lo sprecavano a parlare male delle suore o di altre cose (anche della Messa Vetus Ordo e della tradizione); altri perdevano tempo con altre sciocchezze e di questo gli studenti si lamentavano, perché erano studenti seri, che volevano imparare bene.
Qualche rottura dottrinale e, come si vocifera, anche qualche questione di gestione dei beni dell’ordine?
Sulla questione della gestione dei beni dell’ordine sono informato poco o nulla ma quello che ha peggiorato la situazione, è stato certamente il fatto che in regime già di Visita Apostolica si sia effettuata una modifica dello Statuto dell’Associazione Missione dell’Immacolata Mediatrice (penso sia questo il nome esatto, ma non ricordo con precisione) in forza della quale modifica, i frati e le suore che erano coinvolti nell’amministrazione sono stati, di fatto, esautorati e si è stabilito che lo stesso Ministro Generale non potesse decidere come orientare quei beni concretamente, così facendo, si è impedito alla S. Sede di proseguire in ulteriori indagini e questo, capisce, non ha contribuito a rasserenare gli animi. Aggiunga che, dall’inizio del Commissariamento i nuovi dirigenti dell’Associazione hanno deciso di fare ostracismo al Commissario e questo ha peggiorato la situazione. Vede, il punto principale da considerare al momento è questo: è un dato di fatto che la S. Sede ha voluto indagare su quello che l’Istituto faceva e fa come la S. Sede aveva approvato tutti gli statuti e il resto, bene, la S. Sede ha il diritto di farlo e, innocenti o colpevoli, si deve collaborare. Se si è innocenti, la verità viene fuori.
RISPOSTA: sulla questione dei beni si apre un’altra diatriba, ma chi conosce padre Stefano e conosce bene l’istituto sa che fin dall’inizio padre Stefano non ha mai voluto che i beni fossero né dell’istituto in generale né dei frati singoli. Doveva e deve regnare l’altissima povertà. Sin dall’inizio padre Stefano ha chiesto consiglio a persone esperte anche della Curia Romana. Nei primi tempi padre Stefano affidò i beni a dei laici, ma il progetto fallì e per questo dovette far costituire un’associazione civile, composta provvisoriamente (e anche questo p. Stefano l’ha sempre detto!) da frati e suore, ma la proprietà dei beni comunque non era e non poteva essere, per scelta vocazionale, né dei frati né delle suore.
Lo stesso vale per il convento di Terra Santa in via Boccea a Casalotti, Roma. Ricordiamo san Francesco e san Massimiliano: l’uso basta. I soldi non sono dei frati, ma dei benefattori che aiutano i frati e danno il loro contributo.
La Santa Sede può e deve intervenire sui beni dei religiosi, nessuno nega questa cosa. Nel caso dei FFI la Santa Sede sin dall’inizio ha approvato la scelta radicale dell’Istituto della povertà comunitaria. I Frati non hanno e non possono avere alcun bene. Tutti i frati ricordano le lezioni di p. Stefano che sin dal noviziato ci insegnava che, secondo la regola di san Francesco, noi non dovremmo nemmeno toccare il denaro, come fanno per esempio i frati minori rinnovati. Figuriamoci avere stipendi o conti in banca o case! Tuttavia, così ci spiegava, vista la nostra grande attività apostolica e i visti i continui spostamenti anche per lunghe distanze a scopo apostolico, l’uso del denaro è concesso solo come “trasporto meccanico”, secondo l’insegnamento di san Bonaventura. Le case in cui vivevamo per garantire un culto decoroso e un apostolato massiccio erano solo in uso, MAI in proprietà, per rimanere forestieri e pellegrini in questo mondo, come prevede la Regola e per partecipare da vicino all’insicurezza del povero, come dice la Traccia.
Sentirsi dire ora dai Padri, e da quelli più anziani, che la povertà comune era solo una cosa fittizia, ma che i beni e i soldi sono nostri, è davvero un brutto indizio di tradimento.
Eppure il tema dell’insicurezza economica e logistica, presente nella legislazione FFI, era fondamentale, anche se, probabilmente, poco accettato, viste le gravi rimostranze del governo attuale.
Il ridicolo è poi questo: i frati nuovo corso accusano i laici di essersi presi i beni dell’ordine!!! Gli accusati in pratica, e tutti gli accusatori lo sanno bene, sono coloro che hanno fatto vivere l’Istituto in questi 44 anni… Che si sono privati a volte di beni ingenti per aiutare la comunità. Alcuni di questi sin dall’inizio hanno dato costantemente migliaia di euro ogni anno per sostenere i frati e le opere. Ora, persone che hanno dato in 44 anni centinaia di migliaia di euro per questa santa causa, ora si vedono chiamate pubblicamente ladre dai reverendi padri… che, in barba alla loro regola, quella stessa regola che ha spinto i laici ad aiutarli, ora pretendono soldi e case. Lo ricorda questo il reverendo padre che ha rilasciato l’intervista, nonostante la sua più volte confessata ignoranza?
Quindi le “indagini” sono interrotte? I blog tradizionalisti parlano di una persecuzione dottrinale (c’è chi parla addirittura di lager) fatta all’insaputa di J.M. Bergoglio. É vero?
Questo è completamente falso. Nell’incontro che c’è stato tra il Papa e i frati e di cui è stato reso noto, il Papa ha asserito di aver ascoltato tutte e due le parti (è noto che anche in Vaticano P. Stefano ha gente che lo sostiene) e di aver preso le decisioni che ha preso sulla base dei rapporti che gli sono stati fatti; quando dico “tutte e due le parti” non posso affermare con sicurezza che abbia ascoltato “frati” dell’altra parte, ma penso ragionevolmente che si riferisca a persone che comunque sostenevano l’una o l’altra parte; riguardo al fatto del lager, mi scusi ma ho sempre trovato la cosa ridicola circa, poi, la persecuzione dottrinale posso assicurare che non c’è nessuno tra i frati che abbia idee moderniste. Tutti ci tengono a restare legati alla perenne Tradizione della Chiesa e nemmeno ci sono pregiudizi circa la Messa Tridentina; ci da solo fastidio l’uso ideologico della stessa.
RISPOSTA: è vero che padre Stefano ha chi lo sostiene in Vaticano, ma questo non basta! In ogni processo ci sono gli accusatori, l’accusato o gli accusati e i testimoni. In questo caso mi sembra che l’accusato viene solo accusato e mai ascoltato! La realtà è ben altra. Di certo il Papa ha ascoltato Volpi, Bruno, Gaeta, Calloni, Iorio, Zangheratti, Geiger, ecc. ecc. Di certo NON ha mai ascoltato i fondatori, né alcuno dell’ex governo, né degli ex formatori, né alcun frate vicino a loro. Chiedo aiuto per capire allora in che modo il giudizio può essere considerato imparziale? Per giunta alcuni dei padri che ha incontrato il Papa, hanno messo in giro la voce in comunità che il Papa mai incontrerà i fondatori. Che poi il Papa abbia sentito solo seconde o terze persone a sostegno di P. Stefano, non pare rispondere a criteri di giustizia. Sono portato a ritenere piuttosto che il Papa ha ben altro a cui pensare, nella chiesa ci sono problemi enormi, perciò, come è ovvio, per i casi minori si fida di chi gli sta intorno e di chi gli riferisce. La stessa chiusura del seminario non è stata stabilita sulla base di un dialogo bilaterale con i fondatori o con i formatori precedenti. Allora sulla base di cosa? Di notizie date da chi? Ci risiamo. Sulla base di notizie pervenute dal partito di rivolta.
E’ davvero ridicolo poi fare poi dell’incontro privato tra il Papa e i SEMINARISTI FFI una bandiera. Significa usare ideologicamente il Papa. Quando ci si è lamentati che l’incontro è stato tenuto nascosto all’Istituto, quando è stato fatto notare che mancavano le persone più importanti e rappresentative dell’Istituto, cioè i fondatore e l’ex governo, è stato risposto che il Papa voleva incontrare solo i seminaristi FFI. Peccato che le fotografie diffuse dicano tutt’altro! In prima fila si vedono tanti padri che non c’entrano niente col seminario, senza parlare dei numerosi fratelli religiosi presenti e persino di un laico. Il Papa forse sapeva che il seminario aveva 50 frati, ora ne sono rimasti la metà. Che figuraccia. Riempiamo la sala. Ma solo con chi va d’accordo con noi, per evitare voci stonate.
Quanto alla questione del lager, mi pare proprio che l’imporre restrizioni per qualsiasi spostamento e per la celebrazione di Sante Messe nei Santuari, il cercare di rendere difficile, se non proprio di impedire a padre Stefano di ricevere liberamente persone, ha tutta l’aria di essere molto vicino allo stile di un campo di conc….!
A proposito della S. Messa e della liturgia antica, l’uso ideologico è proprio nell’altro verso, cioè della Messa Novus Ordo e del Concilio Vaticano II. Nell’Enchiridion sul Vaticano II e su altri documenti come la Sacrosanctum Concilium si dice chiaramente che i religiosi devono pregare in latino salvo casi particolari (ma oggi è tutto un caso particolare), fare canti in latino usare il graduale triplex composto appositamente per la Messa Novus Ordo, ma chi fa questo? Noi in seminario lo facevamo perché volevamo essere legati alla tradizione perenne della Chiesa, ma alla fine siamo stati identificati con il nome di tradizionalisti!
Non ha ascoltato i frati “puniti” ? Quale argomento è la principale differenza tra le due parti? Che soluzione si sta profilando?
Il Papa ha manifestato disponibilità ad ascoltare i frati “puniti”. Circa i modi e i tempi è difficile dire come avverrà di sicuro le manifestazioni di piazza lo infastidiscono
Quindi la differenza sta nell’uso ideologico che una parte ne sta facendo? La soluzione che si profila qual è?
Circa la differenza principale tra le parti, attualmente l’unica cosa che percepisco è che ci sono quelli che sono contro il Commissario e i suoi collaboratori, accusandoli di portare avanti un rilassamento della vita religiosa; e quelli che semplicemente hanno fede nella Chiesa e ritengono che, posto che la Traccia Mariana e la Regola, con le Costituzioni sono state approvate dalla Chiesa anche da questo Commissariamento non verrà nessun rilassamento alla disciplina; per esperienza diretta posso assicurarle che le accuse di aver rilassato la disciplina interna che ci piovono addosso sono assolutamente infondate; nei nostri conventi si continua a pregare 5 ore al giorno si continua ad usare il canto gregoriano e in qualche caso, come a Firenze e a Campocavallo si continua anche a celebrare la S. Messa Tridentina. Al momento non vedo soluzioni al nostro problema perché si continua ad usare la stampa per attaccare e ad estremizzare le posizioni; finché questo continuerà non ci saranno soluzioni perché, anche ammettendo che una delle due parti si separi l’altra mai accetterà (ed è difficile che la S. Sede lo permetta) di essere tacciata come “traditrice”.
RISPOSTA: nella Traccia è anche scritto che non si guardano film, la televisione, non si gioca con il telefonino, non si deve perdere tempo al telefono, si deve fare attenzione a internet, ecc… tralasciando anche un solo punto della Traccia si viene meno a ciò che si è professato. Da qui si inizia, dal poco e piano piano si cade nel grande peccato. Non ci si rilassa subito, ma facendo entrare piccoli abusi un po’ alla volta.
Se si usa la stampa per far uscire gli abusi che sono stati perpetrati fino ad ora è solo per farci ascoltare… non si può rimanere con gli occhi chiusi e dire che tutto va bene, non si può nascondere la testa come fa lo struzzo e poi passato il pericolo rimetterla fuori. Troppo facile! Oppure tacere le ingiustizie per mantenere il posto o per non avere problemi. Tanto, prima o poi ci si dovrà scontrare con la realtà.
Il fatto che in due parrocchie si celebri la Messa secondo il Vetus Ordo non giustifica nulla, anche perché ci sono altre diocesi in cui i vescovi hanno chiesto che i frati possano celebrare la Santa Messa secondo il Vetus Ordo e non è stato concesso, andando contro ciò che è stato scritto nel decreto di Commissariamento.
La soluzione e l’unica attualmente percorribile sarebbe una separazione pacifica tra le due parti, sotto la guida della Santa Sede e senza portare rancori e odio.
Quindi hanno montato un caso inesistente? Ci sono tanti seguaci convinti della persecuzione.
A mio giudizio, sì, è stato montato un caso inesistente o comunque un caso che si poteva risolvere, sia pure con un po’ di sofferenza, senza fare macelli. Circa la persecuzione, sono sicuro di no ma mi rendo conto che alcuni possono sentirsi “perseguitati”; lo fanno per atti che anche la passata dirigenza (ovvero loro stessi) in alcuni casi aveva preso nei confronti di altri per capirci: nella dinamica della vita religiosa è assolutamente normale che chi non si trova in linea con il superiore, venga trasferito o comunque messo in una posizione di non influire.
RISPOSTA: cambiare l’assetto di un istituto in 3 mesi senza nessun motivo e soprattutto senza nessuna accusa, senza conoscere direttamente i frati. Il Rettore e il vice rettore del seminario sono stati spostati senza preavviso, senza motivo senza una telefonata del Commissario, ma con l’improvviso arrivo dei nuovi superiori. Questa è prassi comune o una cosa normale? Tra l’altro poco prima il Commissario e alcuni suoi collaboratori avevano visitato il seminario e hanno detto che non c’erano problemi. Durante il discorso conclusivo della visita in seminario, il Commissario si limitò a leggere il Decreto di Commissariamento. Forse non eravamo e non siamo degni di sapere quali siano questi problemi!?
Forse qualcuno avrebbe voluto “lefebvrizzare” i FFI e tira verso quella direzione…
Questa è una cosa che in diversi pensiamo; io stesso in passato ho dovuto combattere a colpi di commenti con persone esterne che spingevano in quella direzione o che tendevano a far passare i frati come tali l’ideale nostro era (o meglio, è) di portare avanti la sana dottrina della Chiesa e il nostro carisma; tra noi “traditori” nessuno rinnega il bene che il Fondatore ci ha fatto, ma siamo molto perplessi per tante situazioni che si sono venute a verificare negli ultimi anni, soprattutto va considerata la sofferenza di tanti fratelli religiosi nel vedersi emarginati dalla vita comunitaria perché non riuscivano ad accettare alcune pratiche introdotte da alcuni anni.
RISPOSTA: Se lo pensi, peggio per te. Sbagli e per di più esterni un giudizio temerario. Le posizioni dell’Istituto erano troppo divergenti da quelle della Fraternità SPX. Paolo VI, dopo il periodo di sbandamento del post-Concilio, in cui gli ordini religiosi e in modo particolare l’ordine francescano, stavano riassestando le loro forme di vita, disse una sola cosa: ritornate alle fonti. In questi ultimi anni si stava lavorando in modo più intenso su questo piano. Che ci possano essere delle difficoltà per qualcuno è fuori dubbio, ma io ho visto i superiori, in particolar modo quelli che più sono stati attaccati, sempre disponibili al dialogo e alla risoluzione dei problemi. Solo un esempio: quando stavamo a Roma-Boccea con il seminario c’erano dei frati che non volevano pregare in latino e nessuno di questi è stato affatto obbligato; e quando ci fu la proposta di introdurre l’alzata notturna uno di quei frati andò su tutte le furie e l’unica cosa che fece il superiore è stata quella di cercare una soluzione pacifica senza imporre nessun obbligo.
Invece nessuno parla mai di quei superiori che obbligano contro coscienza a guardare i film o non ammettono il canto gregoriano nell’Ufficio e nella Messa secondo il Novus Ordo. Oppure quei superiori che non accettando il latino non facevano mai nemmeno la Messa secondo il Vetus Ordo pur essendo in grado e magari i frati della comunità sarebbero stati contenti almeno ogni tanto di potervi assistere! In questo caso non si parla di imposizione ideologica di un rito? Ma quei frati sono rimasti in silenzio senza dire nulla e continuando a fare la vita comunitaria.
Ma quali errori ha commesso? Forse è emersa una diversa idea della Tradizione anche riguardo i contenuti della Regola?
Circa la Regola sicuramente no. Circa altre cose, non so cosa risponderle. Personalmente non ho mai avuto nulla di che lamentarmi di lui ma so che qualcuno lo ha fatto nei confronti della S. Sede; i contenuti di queste lamentele non li so con precisione e mi risulta non siano stati resi pubblici perché non è buona norma rendere pubbliche accuse che non siano state verificate. Però le dico pure che, francamente, rispetto ad altri casi, non ho trovato le misure prese nei confronti di P. Stefano come troppo restrittive perché non gli è stato vietato di vedere gente, solo, non essendo più superiore generale, gli è stato assegnato un superiore come a tutti i frati … per aver fatto osservare questo mi sono preso del traditore… faccio ancora osservare che, pur essendo normale che si voglia bene ad una persona che ci ha fatto del bene, l’atteggiamento di tanti nostri terziari o simpatizzanti nei confronti di questa prova che ha colpito P. Stefano è proprio da fanatici e, così facendo, confermano l’idea che in diversi si erano fatti che P. Stefano coltivasse il culto della sua personalità io, a rigor di termini, non l’ho mai visto incoraggiare una tal cosa ma molti nostri terziari, e anche frati, lo fanno. Altro punto che va considerato e che mi pare sia finito tra i capi di accusa contro di lui, è che era un dato di fatto (e lo è ancora, purtroppo) che nell’Istituto, tra i frati, le suore e i terziari, “non cade foglia che P. Stefano non voglia”; ogni decisione era sempre sottoposta al suo previo parere, in un modo alle volte così esagerato che diverse persone si sono allontanate dalla nostra famiglia religiosa per questo ed è un dato di fatto che le sue parole, avevano una specie di aura di infallibilità, almeno presso alcuni di modo che, se P. Stefano diceva qualcosa, quella era e basta; questo atteggiamento si riscontra soprattutto tra i laici. Un po’ meno tra i frati, ma ve ne sono comunque parecchi con quell’idea. Dal mio punto di vista, io ho sempre visto P. Stefano come una persona santa e un mio superiore e trattavo quello che mi diceva dal duplice punto di vista del suddito, che deve obbedire al superiore, e dell’allievo che ha comunque molto da imparare da una persona di grande esperienza. P. Stefano mai mi ha incoraggiato a cambiare questo atteggiamento, ma ripeto, il mio non era un atteggiamento troppo comune e questo, secondo me, anche agli occhi della S. Sede ha finito col danneggiarlo. Infatti, ripeto, troppi, tra i frati e altro finivano veramente col divinizzarlo E, per capire ancora un’ulteriore elemento, a causa di questo fatto che nella Famiglia Religiosa non cade foglia che P. Stefano non voglia, in diversi sono piuttosto contrariati perché pare che lui non faccia nulla per fermare questo sfacelo di attacchi, e soprattutto perché sembra che lui non abbia fatto nulla, o forse addirittura incoraggiato, alcune brutte decisioni degli attuali vertici dell’Associazione che ha in mano i beni in uso all’Istituto. Penso di non aver null’altro da aggiungere non essendo un dirigente non conosco cose più dettagliate o approfondite.
Mi viene in mente ora un’altra cosa, che pure mi pare importante torno indietro al fatto dei religiosi fratelli che hanno difficoltà con il latino; molti di questi sono entrati in convento, anni fa anche all’inizio della fondazione dell’Istituto e dinanzi alle loro difficoltà (e, diciamola tutta, anche rifiuto) di pregare il breviario in latino perché non capivano quello che pregavano, in qualche caso si sono sentiti consigliare di lasciare l’ordine e questo ha creato molta amarezza e molto malcontento. So che diversi di loro hanno scritto alla Sede Apostolica per chiedere un intervento, quanti siano non è dato sapere ma parlando con i fratelli si capisce che il malcontento era molto forte, soprattutto perché vedevano che il seminario stava prendendo la direzione di formare sacerdoti abituati a pregare il breviario in latino e che accettavano poco o nulla di rinunciare a questo; è vero che il breviario in latino non è mai stato ufficialmente imposto, ma è altrettanto vero che stava diventando prassi di diversi di imporlo alle comunità dove si recavano e questo ha creato nei fratelli una sorta di senso di esclusione, quasi fossero dei frati di serie B. Penso sia a questo che si riferisce il decreto del Commissariamento quando parla di ‘problemi nella vita fraterna’ e la posizione di P. Stefano su questo era che P. Stefano comunque, pur non obbligando formalmente, spingeva in un certo senso.
Altra cosa: prima ho visto che mi ha domandato se le indagini della S. Sede circa il dato economico sono bloccate e non ho risposto. Rispondo ora: ho idea che non siano bloccate e che stiano facendo quello che possono, ma non conosco i dettagli. Resta, in ogni caso, il problema dello sfratto dalla Casa Mariana di Boccea deciso contro i frati dai nuovi amministratori dell’Associazione, pare per una sorta di rappresaglia contro la chiusura del Seminario (era previsto che una parte dei seminaristi andassero lì). Autogol clamoroso perché, poi, il Papa si è presa personalmente la responsabilità della chiusura del Seminario. Preciso che sulle motivazioni dello sfratto, tuttavia, ho riportato dicerie. Non ho parlato con i diretti interessati e non ci sono documenti che comprovino questa motivazione. Ad ogni modo sono sicuro del fatto che i frati hanno percepito questo come una pesante ingiustizia nei loro confronti.
RISPOSTA: a voi è stato vietato di spostarvi dalla diocesi di domicilio senza preavviso? O questo è stato fatto per qualche altro membro dell’istituto? A me non risulta. Che padre Stefano non possa vedere nessuno non c’è forse scritto, ma di fatto più volte è stato intimato all’ex superiore di Cassino di non ospitare laici in convento, escludendo così agli ex frati di poter visitare il loro ex Fondatore. Ma allora perché in alcuni conventi, guarda caso, dove risiede l’autore delle risposte a Radio Spada, come sembra, e nella casa dove risiede p. Bruno, dimorano stabilmente dei laici, oltretutto arrecando danno alla vita comunitaria, e nessuno dice niente?
A diversi studenti seminaristi è stato vietato, dal nuovo rettore, di recarsi temporaneamente nel convento di Cassino, come appoggio per fare visite mediche specialistiche, perché lì c’era p. Stefano. Li ha fatti dimorare piuttosto in case di laici nella stessa città!!!
Durante il periodo di degenza del Padre presso una Clinica, il Commissario, con una lettera a dir poco viscida, ha intimato al Padre, sotto pena di monitio canonica, quindi di peccato, di non ricevere visite di alcuno, di non fare e né rispondere a telefonate, con la falsa motivazione di preservare la salute del Padre da affaticamento!!! E’ il Commissario e il suo segretario che ci stavano e ci stanno togliendo la salute del nostro Padre, con le loro aggressioni verbali e per lettera!
Circa la casa di Roma-Boccea, di proprietà dell’Associazione, avviene ciò che è previsto dalla regola, dalla traccia e dalle costituzioni. Se il proprietario vuole indietro la casa, si restituisce e si parte, fiduciosi nella divina Provvidenza. Si dice: Poveri studenti, come faranno ora a studiare? Dove andranno? Ammesso che ci siano studenti a ottobre, il problema l’hanno creato quei padri che, con grave imprudenza, hanno fatto di tutto per chiudere il seminario che già esisteva, che era dotato di una struttura ampia e ospitale. La questione dei beni è sorta ben prima della chiusura del seminario. Era da prevedere una gestione prudenziale, da parte dell’Associazione, dei suoi beni. Ma scusate, se l’associazione è depositaria e proprietaria di beni da mettere a disposizione dei fondatori e della loro opera, che cosa pretendete? Avete tolto di mezzo i fondatori, senza motivi, e ora volete prendervi tutto ciò che loro hanno fatto ed edificato? Mica i laici sono stupidi come certi frati!
Dalla lontana Corea il segretario generale trova occasione di avvelenare il viaggio del Papa con riferimenti alla vicenda dei beni che lui dice dell’Istituto (vedi http://www.immacolata.com/index.php/en/35-apostolato/ffi-news/293-i-frati-francescani-dell-immacolata-accompagnano-papa-francesco-in-corea). Sembra incredibile, ma è così. Dopo tanti anni passati con il fondatore, ancora non ha capito, p. Bruno, che la vocazione dei FI è di povertà assoluta? I FFI non hanno mai avuto e non vogliono (alcuni di loro, almeno…) alcun bene, né alcun soldo! I beni di cui hanno avuto la disponibilità, come dice lui, non sono mai stati dei frati! Quali diritti accampa ora? Che povertà ha professato? Lui invece scrive, sbagliando, che è stata tolta ai frati la disponibilità dei LORO beni, come a dire dei beni di cui erano PROPRIETARI… Se l’avessi saputo, non sarei mai entrato in quest’ordine. E, per fortuna, ora sono uscito, perché, devo dire, se le cose stanno come dice p. Bruno, sono stato ingannato di brutto! Ero entrato in convento per vivere la povertà assoluta, lasciando un lavoro vantaggioso e una casa e tanto altro che mi dava sicurezza e potere, e ora mi ritroverei a possedere palazzi e terreni in varie parti del mondo e quant’altro. Scusatemi tanto, ma fatemi il piacere…
Non ci sono quindi diverse valutazioni riguardo il CVII e le sue riforme?
Noi siamo cresciuti con l’idea che il Concilio Vaticano II sia stato fondamentalmente una cosa buona e che il postconcilio abbia fatto danni; questo è quello cui siamo stati abituati per anni ma a partire dal 2008 in avanti, tuttavia alcuni hanno cominciato a portare avanti delle idee di critica diretta verso alcuni contenuti espressi dal Concilio o quantomeno, di revisione e chiarimento di alcune cose, che in sé non è male ma che probabilmente è stata fatta in modo sbagliato e soprattutto, e questo ha preoccupato parecchi, accostandosi a posizioni un po’ troppo vicine al tradizionalismo. Uno di quelli che hanno suscitato con i suoi studi queste perplessità, è certamente P. Serafino Lanzetta sulla cui ortodossia, personalmente, non ho niente da eccepire anche perché l’ho letto poco, ma è un dato di fatto che si è avvicinato a personaggi troppo critici di alcune cose e questo ha messo in allarme diversi.
Inoltre non posso concordare col tuo giudizio su Ratzinger, però hai ragione quando dici che i Francescani dell’Immacolata sono stati vittime di una sorta di abbaglio ratzingeriano. P. Stefano, infatti, si è sempre più fatta l’idea che Ratzinger volesse tornare indietro. Gli dicevano (chi, visto che la cosa è stata pubblicamente smentita?) che Papa Ratzinger in privato celebrava la Tridentina e pertanto pensava che noi dovessimo portare avanti questa cosa. Di fatto siamo passati nel giro di qualche anno da una visione biritualista ad una che tendeva in modo sempre più marcato a privilegiare la liturgia tridentina. Il giorno x, a mia precisa domanda che esprimeva le perplessità di parecchi frati, P. Stefano mi rispose che noi portavamo avanti la liturgia tridentina perché ce lo chiedeva il Papa…
Ma che, qualora ci avesse chiesto di smettere, noi avremmo smesso. Perciò tu puoi immaginare la mia sorpresa quando un anno dopo mi sono ritrovato con confratelli che facevano opposizione alla richiesta (temporanea) del Papa di smettere. Opposizione che lui, privatamente, incoraggiava.”
RISPOSTA: Ma quante calunnie! Nessuno si è opposto alla decisione del Papa riguardo alla Messa Vetus Ordo, tanto è vero che non sono stati effettuati ricorsi. Dal giorno in cui è arrivata la proibizione tutti hanno smesso di celebrarlo, almeno tutti quelli che voi accusate di essere filo lefebvriani o filo tradizionalisti. Se poi nel decreto è scritto che si può chiedere di celebrare la Messa, non vedo perché se uno chiede consiglio a padre Stefano, lui debba dire che non deve farlo. E’ l’autorità che ha stabilito che si poteva chiedere, mica padre Stefano! Soprattutto se in molti hanno chiesto di poter celebrare la Messa, questo significa che padre Stefano non aveva imposto niente, ma liberamente ognuno aveva fatto la propria scelta. Una volta avuto il diniego, nessuno ha più celebrato la Messa Vetus Ordo. Invece, dopo almeno 250 firme di frati allegate a una supplica rivolta al Papa a dicembre scorso per poter passare sotto Ecclesia Dei, non si è avuta alcuna risposta, finora, anzi solo epurazione di seminaristi e punizioni di Padri. Poi dicono che la Messa non c’entri!
Sul fatto che Benedetto XVI celebrasse o meno la Messa Tridentina in privato non mi soffermerei troppo, ma il Papa ha emanato un Motu Proprio per tutta la Chiesa e ha approvato l’Istruzione Universae Ecclesiae, e non solo per i lefebvriani o per quegli istituti di Ecclesia Dei. Loro già celebravano la Messa secondo il Vetus Ordo. Infatti il Papa non chiedeva solo a noi, ma a tutta la Chiesa di celebrare la Messa secondo il Vetus Ordo, e padre Stefano, come vero figlio di san Francesco, ha voluto seguire ciò che voleva il Papa. Da sempre i francescani hanno portato avanti la liturgia Romana. Il Fondatore e solo lui ha la grazia di interpretare il Carisma e di darcene la retta comprensione (vedi numero 578 del CIC e nmr. 30 delle Costituzioni e del Direttorio). L’Istituto, ponendosi di fatto contro i Fondatori in tutta questa faccenda, ha minato gravemente il suo futuro. Se ne stanno ora raccogliendo i frutti: Seminario chiuso e dimezzato, Noviziato dimezzato, postulandato chiuso. Tante domande di uscire dall’Istituti per i gravi abusi commessi dall’attuale governo, chiusura dell’apostolato stampa, dell’apostolato radio, dell’apostolato con le migliaia di persone appartenenti all’associazione M.I.M., fine della diffusione della Consacrazione alla Madonna, fine dei convegni di Studio, fine dei convegni Mariani, disintegrazione delle Missioni. Insomma, si faceva prima a chiudere subito baracca, e, liberamente, a ricominciare, un po’ come si fa con vecchi edifici. Avremmo tutti perso meno tempo. Oppure, come chiedevano i fondatori, si faceva ancore meglio a fare due famiglie religiose, lasciando liberi i membri di scegliere cosa fare della loro vita, secondo l’ispirazione di Dio.
Perciò, le accuse portate avanti da frati faziosi non convincono nessuno. Non sono argomenti. Primo perché non sono provate, secondo perché si capisce benissimo, da tante circostanze, che sono accuse pretestuose, politiche. Si tenta di abbattere tutta l’opera edificata dalla Madonna attraverso P. Stefano in questi ventiquattro anni. Dà fastidio. Va detto però, e non è mancanza di umiltà, come dice qualcuno, che tutti i profeti hanno fatto una brutta fine, perché davano fastidio con la loro vita e la loro parola, mica perché si arruffianavano l’autorità facendosi belli e facendosi vedere sempre ai suoi piedi, come servetti, dicendo sempre: ’gnor sì. Certo, sono esistiti anche questi, ma sono stati falsi profeti.
Poi, attualmente, quelli che dicono di stare con la Chiesa, sembra che vi stiano solo in apparenza, a proprio comodo, il che è ben diverso! Lo sottolinea il fatto che dimostrano di non accettare ciò che nella Chiesa si è insegnato e fatto per secoli! Sono persone pericolose, perché voltano la faccia come il vento o come la folla di Gerusalemme, capace di cambiare radicalmente parere, dall’osanna al crocifiggi, nel giro di soli cinque giorni.
Riguardo a padre Serafino Lanzetta, vorrei proprio sapere quali sono le sue deviazioni in ambito dottrinale. Nessuno le ha ancora evidenziate! Il problema è proprio questo, che si accusa senza capi di accusa e senza uno straccio di prova. Ed è questo che conferma, come dicevamo, il regime ideologico che si sta imponendo. Se poi per fare degli studi ci si debba affiancare a delle persone che voi ritenete poco raccomandabili, allora io vi chiedo perché ci si accosta a tanti autori con aperture sull’orlo dell’eresia e nessuno apre bocca (vedi alcuni noti articoli su mediatrice.net)? Perché, lo stesso padre che rilascia questa intervista, si serve di persone dichiaratamente sedevacantiste per diffondere le sue idee? Si è accusato il Seminario perché qualche volta ha invitato professori di ambito tradizionale come Mons. Gherardini e De Mattei, ma pienamente cattolici, e poi si ricorre a sedevacantisti (o a “normalisti” al limite del ridicolo) per portare acqua al proprio mulino…
Riguardo al Concilio Vaticano II e alla critica che si è fatta a partire del 2008, mi sembra che, e mi corregga se sbaglio, già Papa Benedetto XVI abbia iniziato a parlarne, e soprattutto a parlare di ermeneutica della continuità. Quello che si è fatto nell’Istituto non è altro che questo, seguire le indicazioni del Papa su quella materia e aprire un dibattito che ha portato a delle conclusioni che sicuramente sono scomode per qualcuno, ma che di fatto sono ineccepibili, perché supportate da documentazione del Concilio e del post-Concilio.
Mi fermo qui, per non annoiare troppo. Scusi la parresia adottata. Non ho inteso mancare di rispetto verso lei e le sue idee. D’altra parte, non so esattamente chi lei sia, anche se lo si può intuire dallo stile del suo discorso. E’ solo per dialogare, così, sinceramente, un po’ come ha fatto lei.
La ringrazio, chiedo preghiere, le bacio la mano e la saluto.
Ave Maria!
Ex Fra Maurizio Maria Mazzieri