Un commento al comunicato di P. Alfonso Bruno del 6 ottobre 2014 su 6 sospensioni “a divinis”
Un gruppo di lettori ci scrive
Come era prevedibile non si è fatta molto attendere la replica del Segretario Generale P. Alfonso Bruno agli articoli pubblicati da alcuni siti sul caso delle sospensioni “a divinis” di sei frati FFI (un nigeriano e cinque filippini), comminate dal Commissario Apostolico P. Fidenzio Volpi e “vidimate” dallo stesso Segretario.
Lo stile bruniano ci sembra saccente, prolisso, arrogante, minaccioso, spietato. Uno stile, un comunicato, cui si addicono due sostantivi usati da Marco Tosatti nel suo articolo sulle sospensioni: «accanimento» e «crudeltà» .
Non disponiamo dei documenti (lettere di “monitio”, di sospensione e ricorsi), perciò non possiamo addentrarci troppo nel caso delle sei sospensioni. Lasciamo la parola e la difesa ai sei Frati, lasciamo che proceda l’azione legale di ricorso, che P. Volpi nella sua nota ufficiale afferma abbiano richiesto i poveri frati, che probabilmente, se così continuano le cose, potranno essere paragonati ai 6 proto-martiri francescani. Tuttavia ci urge fare alcuni doverosi rilievi.
1. Tono e stile
P. Bruno avrebbe fatto meglio a limitarsi a un comunicato breve e asciutto. Invece si è cimentato in un lungo attacco a 360 gradi contro tutti: frati “sospesi” e non-sospesi (per ora), Fondatore, ex formatori, ex studenti, un Vescovo… . Tutto ciò nel nome dell’amore e della difesa dell’unità dell’Istituto FI e della Chiesa… .
Certe parole trasudano disprezzo: «nicchia tradizionalista», «fauna webbistica», «insignificanti», «Signor Nessuno». Secondo P. Bruno i frati che hanno chiesto la dispensa dai voti concepiscono la vita religiosa come «un’esperienza stagionale di volontariato nella Caritas». Insomma nessun rispetto per la loro coscienza, nessuna carità.
Anche nella parte finale, non contento P. Bruno calca la mano contro i frati “da indulto” e gli ex frati: chi non ha voluto restare nei FFI di P. Volpi «si è assunto la responsabilità di lasciare l’aratro nel solco francescano dell’Immacolata e volgersi indietro», con evidente riferimento alle parole di Gesù contro i reprobi, quelli che Lo abbandonano e perdono il Regno dei Cieli… Niente misericordia.
Un altro strale bruniano: «Chi non vuole seguire la legittima autorità della Chiesa, sua sponte è rimasto nella terra della cattività, quella della falsa promessa».
2. Difesa, contrattacco e sentenza definitiva
Pare che l’attività del Segretario Generale si muova lungo queste coordinate: averla sempre vinta a ogni costo, rispondere colpo su colpo. In questo ennesimo contrattacco agonistico, P. Bruno sentenzia in modo definitivo, senza possibilità di appello, la liceità, necessità e validità delle 6 sospensioni “a divinis”. Nessun «difetto procedurale», nessun «error in procedendo». P. Bruno è sicurissimo. Tuttavia preferiamo lasciare l’ultima parola ai giudici ecclesiastici che si occuperanno del caso.
Dalla frase finale del comunicato, seguita dalla firma, si percepisce chiaramente che chi non segue P. Alfonso Bruno è contro l’Istituto, contro il Papa, non è degno figlio della Chiesa.
P. Bruno nega che la sospensione sia stata comminata perché quei frati vogliono uscire dall’Istituto. P. Bruno dice che l’indulto è possibile ma «rimane una grazia», non un diritto. Facciamo osservare che la «grazia» viene solitamente concessa e chi desidera uscire da un Istituto non viene trattenuto o confinato contro sua voglia in conventi dell’Ordine, come sta avvenendo tra i FFI. Chi desidera farsi incardinare in una diocesi e trova un Vescovo disponibile, può entrare in prova anche ad experimentum.
Invece – e p. Bruno non lo dice – nei FFI ci sono attualmente difficoltà da parte dei vertici. Esclaustri rifiutati, pressioni o tentativi di intimidazioni presso qualche Vescovo disposto ad accogliere i frati dell’indulto, e in almeno 4 casi persino trasferimenti all’estero di chi chiede di uscire… Trasferimenti che hanno il sapore più di vessazione, punizione, rappresaglia che non di un’autentica necessità pastorale o missionaria.
Prima del commissariamento, nel Governo Manelli, i frati che volevano uscire, i sacerdoti che volevano passare ad altro Istituto o incardinarsi in Diocesi, uscivano senza opposizioni da parte dei Superiori. Ci risulta che un certo P. Valles, quando era ancora FFI, ha fondato un Istituto diocesano e lui stesso ne indossava l’abito… P. Manelli non lo ha affatto perseguitato. Una lezione di libertà, tolleranza, carità di cui P. Bruno e P. Volpi dovrebbero far tesoro.
Degno di nota quest’altro brano di P. Bruno circa le richieste di dispensa dai voti (neretto nostro):
«Se il Commissario considerasse erroneamente la presentazione di tale istanza come un’infrazione al Voto di Obbedienza, egli avrebbe già sanzionato tutti coloro che l’hanno interposta, ed avrebbe adottato tale misura nei confronti di quanti sono stati recentemente sospesi “a divinis” fin dal momento in cui si sono rivolti per questo scopo alla Congregazione competente».
In realtà alcuni frati, dopo aver fatto ricorso a vie previste dal Diritto Canonico, si sono visti recapitare lettera firmata da P. Volpi (scritte di suo pugno, o da P. Bruno o da Mario Castellano?) in cui venivano rimproverati di resistenza all’Autorità, ergo disobbedienza… Lo sa P. Volpi (e P. Bruno) che al di sopra di lui c’è la C.I.V.C.S.V.A. a cui è lecito ricorrere, senza per questo essere etichettati come disobbedienti? P. Volpi si nasconde dietro al solito: “Lo vuole il Papa”? Perché eventuali ordini o consensi del Papa non vengono finalmente resi pubblici e messi per iscritto?
3. Del caso nigeriano
Non possiamo entrare in tutti i dettagli del caso nigeriano. Ci basta sapere che testimonianze precise in favore degli accusati o “sospesi” sono state già depositate presso le Sedi competenti. Per quanto ci è concesso dire qui, risulta che la ricostruzione di P. Bruno è pesantemente fuorviante e, c’è da aspettarsi, di parte.
P. Bruno scrive:
«Trovandosi a Sagamu, egli [ndr, il frate accusato] si era inoltre recato “presso l’Ordinario del luogo” facendosi “accompagnare dagli altri tre Sacerdoti africani del Convento, per chiedere l’accoglienza canonica per tutti e quattro”. Il Commissario Apostolico non metteva in discussione il “diritto di compiere individualmente tale passo, ma esso – se compiuto collettivamente – avrebbe privato la nostra comunità, in caso di esito positivo, di ogni presenza sacerdotale: risulta evidente – concludeva il Commissario Apostolico – l’intenzione di danneggiare l’Istituto”. Fin qui l’esposizione delle motivazioni nel merito del provvedimento disciplinare, che ampiamente lo giustificano».
P. Bruno senza volerlo conferma il midollo autoritario del nuovo Governo FFI. Al bene delle anime di confratelli sacerdoti, egli antepone come priorità il mantenimento dei numeri e dei conventi.
Ci risulta che nessuna violenza è stata perpetrata contro il superiore locale di Sagamu, in Nigeria. Piuttosto, lui stesso e un frate “bruniano” avrebbero provocato i postulanti.
P. Bruno scrive: «Occorreva dunque intervenire con urgenza con tutti gli strumenti posti a disposizione dall’ordinamento canonico per fare cessare una situazione di violenza e di illegalità, ma soprattutto di pericolo per il Padre Guardiano, della cui vita il Commissario Apostolico è il primo responsabile». In realtà, per intervenire con urgenza contro violenze e pericoli, ci vuole la polizia, non tanto una lettera di sospensione a divinis. E la polizia non ha arrestato nessuno.
P. Bruno scrive: «Dalle testimonianze raccolte, scritte e registrate dai visitatori da testimoni oculari, è acclarato l’intento divisorio e il proposito di violenza indotto dal Sacerdote sospeso». Obiettiamo: si tratta di testimonianze raccolte da frati nigeriani “bruniani”? È bene ascoltare in sede processuale anche altre “campane” interne ed esterne all’Ordine.
Poi P. Bruno, secondo il suo stile consueto, sferra un attacco frontale contro il frate “sospeso”, incolpando persino il precedente Governo FFI (“manelliano”)… P. Bruno accusa il frate di aver accolto vocazioni (africane) non idonee… Ci chiediamo: sono le stesse che ora adulano P. Bruno per non venire cacciati dal convento o dal seminario?
P. Bruno muove accuse gravissime contro quei giovani ex postulanti (ormai a casa, senza mezzi e senza soldi per difendersi): alcool, bullismo, vita dissoluta… La poca credibilità che P. Bruno si è acquistato sul web e che si sforza di accrescere quasi di giorno in giorno con i suoi articoli, a cui si vorrebbe dare tutta l’aria di sensazionali scoop scandalistici, ci fa pensare che le sue relazioni sul tema “Sospensioni” siano un’accozzaglia di falsità e disinformazione.
Checché ne dica P. Alfonso, l’errore «in procedendo» c’è stato, e come! Lasciamo l’ultima parola ai Giudici competenti.
4. Del caso filippino
Oltre alla «disobbedienza», P. Bruno rimprovera ai frati un comportamento che farebbe parte di «un disegno collettivo coordinato, non sappiamo se per un comune accordo o in adempimento di indicazioni emanate da altri». [SE NON LO SA, PERCHE’ NON TACE ?].
P. Bruno propala ai quattro venti il nome del Vescovo e della Diocesi dove i frati hanno trovato ospitalità e rifugio. FORSE P. BRUNO SPERA DI FAR ROTOLARE LA TESTA DI QUEL VESCOVO? Alcuni indizi lo fanno sospettare. Su facebook una donna ha scritto che la prossima testa vescovile a rotolare sarà quella del Vescovo filippino… Chi è quella donna? Una fanatica islamica dell’ISIS? No, una donna cattolica amministratrice di un gruppo chiuso di facebook che difende a spada tratta P. Bruno, P. Volpi e il commissariamento FFI, un gruppo che diffama e svillaneggia continuamente P. Manelli, frati e suore “manelliani”. Comunque quella frase “bannata” è stata fotografata e “salvata”.
Anche in quest’altro brano di P. Bruno la logica razionale e la carità vengono calpestati con spirito totalitario e dittatoriale:
« L’Arcivescovo ha risposto di averli interrogati, ma il Commissario Apostolico ha rilevato e fatto notare che due domande non erano state poste a costoro: se cioè la loro posizione canonica fosse regolare e se si dichiarassero obbedienti allo stesso Commissario, ma soprattutto a Sua Santità il Sommo Pontefice. L’omissione di tali domande da parte dell’Ordinario non mette in buona luce il suo operato».
Commentiamo: i frati chiedono accoglienza a un Vescovo, è più che lecito l’intento di non voler più essere soggetti a P. Volpi, ma di farsi incardinare. È altrettanto ovvio che vogliono essere soggetti al Papa, altrimenti non si sarebbero rivolti ad un Vescovo in comunione con Roma. Ci sembra che P. Bruno cerchi di dipingere quel Vescovo come un “disobbediente” per fargli fare la fine di Mons. Livieres di Ciudad De Este (Paraguay).
Scrive P. Bruno: «Anche i Religiosi filippini sono stati ammoniti, con due successive lettere, ed infine sanzionati. Se effettivamente le tre comunicazioni sono giunte loro contestualmente, lo si deve alla difficoltà nel reperirli, cui la Delegazione dell’Istituto nelle Filippine ha potuto fare fronte solo parzialmente.
CONTRADDIZIONE! Bruno parla di 2 successive lettere, poi della sanzione. Ma nella frase seguente ammette che «le tre comunicazioni sono giunte loro contestualmente» cioè tutte e tre insieme !!! Un grande errore «in procedendo» checché ne dica P. Bruno dopo qualche rigo più sotto.
Difficoltà a reperire i loro indirizzi? Era compito del Segretario Generale e dei Superiori di Delegazione cercare le “pecorelle” smarrite ed esortarle a ritornare, senza mazzate e minacce… E poi, per quanto lontana, la Diocesi di Lipa appare in tutti gli elenchi delle diocesi cattoliche…
Ci si può lecitamente domandare se tali sanzioni e tali comportamenti, estremamente duri visti dall’esterno, siano mai stati presi nel governo precedente. Le cose allora si complicano ancora di più. A tutti coloro che seguono la vicenda FFI dall’esterno, sembrava che una delle accuse principali rivolte al governo dei Fondatori fosse quella di autoritarismo. A questo punto, la confusione è tanta perché spontanea nasce la domanda (retorica), dopo più di un anno di commissariamento: Chi è stato più autoritario, il governo di Manelli o quello di Volpi-Bruno?
Un’altra perla di abilità sofista oppure di carenza logica la troviamo qui:
«Quanto alle motivazioni nel merito del provvedimento disciplinare, sia nei ricorsi in opposizione interposti dai Religiosi sospesi, sia nell’articolo apparso su “Corrispondenza Romana” si domanda se la sanzione adottata dal Commissario Apostolico sia dovuta all’abbandono non autorizzato della Casa Mariana cui essi erano assegnati, ovvero ad un tentativo di minare l’unità dell’Istituto e della stessa Chiesa». IN REALTA’ QUESTA DOMANDA NON LA PONE “CORRISPONDENZA ROMANA” O “RORATE COELI”, MA LA PONE IL COMUNICATO FFI… “CORRISPONDENZA ROMANA” (E “RORATE COELI”) NON FA ALTRO CHE RENDERE NOTA LA “MENS” ACCUSATORIA DI VOLPI & BRUNO. NON CONOSCIAMO IL TESTO DEI RICORSI. INVECE P. BRUNO RENDE NOTO UN CONTENUTO DI QUEI RICORSI… HA RISPETTATO IL “SEGRETO D’UFFICIO”?
Segue la risposta del medesimo Portavoce: « A questa domanda si risponde affermando che nel comportamento tenuto collettivamente da questi Religiosi si riscontrano entrambe queste azioni, per giunta inserite nell’ambito di un medesimo disegno delittivo: l’abbandono, manifestamente coordinato, dei Conventi in cui essi risiedevano era in funzione di raggrupparsi – come effettivamente è avvenuto – presso l’Arcidiocesi di Lipa, in cui hanno trovato l’ambito territoriale e le complicità necessarie per portare a compimento precisamente un tentativo di dividere l’Istituto».
FA’ TUTTO P. BRUNO! PONE LA DOMANDA ATTRIBUENDOLA FALSAMENTE AD ALTRI, POI LUI STESSO DA’ LA RISPOSTA, EMETTE LA SENTENZA, FINO A CALUNNIARE FRATI E VESCOVO ACCUSANDOLI DI ESSERE CONTRO LA CHIESA… UN BELL’ESAME DI COSCIENZA E DELLA STORIA DEL COMMISSARIAMENTO AIUTEREBBE P. BRUNO A CAPIRE CHE LUI E GLI “ANTI-MANELLIANI” HANNO PER PRIMI DIVISO L’ISTITUTO CON DOSSIERAGGI, PROPAGANDA, DISINFORMAZIONE, PREGIUDIZI E FALSITA’ PROVOCANDO LA DIVISIONE DELL’ISTITUTO. I POVERI FRATI CHE “FUGGONO” NON FANNO ALTRO CHE CERCARE LIBERTA’ DALLA DITTATURA DEI DIVISORI, ORA AL POTERE…
P. Bruno si chiede chi abbia pagato il biglietto aereo a tre “fuggitivi” per le Filippine… Peccato che non si chiede anche chi pagava le spese di viaggio e di propaganda dei 5 contestatori prima della commissariamento e prima della Visita Apostolica… Per non parlare degli spostamenti propagandistici e spese di telefonia di altri frati cospiratori “bruniani”…
Ci sembra RIDICOLA anche questa frase: «In conclusione, le Autorità dell’Istituto ritengono di avere provveduto in piena aderenza con il Diritto Canonico, agendo per la salvezza dei corpi, per la salute delle anime e per il bene supremo della Chiesa».
In realtà NON HANNO AGITO IN ADERENZA AL DIRITTO CANONICO, CHE MOSTRANO DI IGNORARE. IL LORO AUTORITARISMO NON SALVA NE’ ANIME, NE’ CORPI E IMBRATTA L’IMMAGINE MEDIATICA DI PAPA FRANCESCO E DELLA C.I.V.C.S.V.A.
P. Bruno ritiene che il cattivo comportamento di quei frati induce la Santa Sede a ritardare la concessione dell’indulto. Ci chiediamo: come fa Bruno a sapere queste cose? Gode di tanta fiducia in Congregazione? Questo “ritardo” potrebbe dipendere dal fatto che forse la Santa Sede, dopo l’ennesima figuraccia di Volpi & Bruno, attende l’occasione propizia per sostituirli augurandosi che cessino emorragie numeriche e richieste di indulti?
Citiamo per intero quest’altra bugia di P. Bruno: «Ca va sans dire, che è falso attribuire al Frate assistente di Padre Volpi [NOTATE LA “F” MAIUSCOLA] un’affermazione circa l’impossibilità della concessione della dispensa per i prossimi tre anni». Tralasciamo qui riflessioni sulla difesa in terza persona che p. Bruno fa di se stesso. Sarebbe però da dirgli: CARO P. BRUNO, QUESTE COSE (CIOE’ CHE PRIMA DI DUE O TRE ANNI LE DISPENSE NON SARANNO CONCESSE) LEI LE HA DETTE DAVVERO A QUALCHE FRATE CHE, PER AMORE DI VERITA’, DOVREBBE TESTIMONIARLE ANCHE IN TRIBUNALE, ECCLESIASTICO O CIVILE. COSA ACCADRA’ AI TESTIMONI? VESSAZIONI O INTIMIDAZIONI, LUSINGHE O MINACCE?
Si rimane esterrefatti per il tono che usa P. Bruno nel fare le sue affermazioni, tra le quali interpoliamo i nostri commenti in maiuscolo e in parentesi:
« E’ palese infatti il disegno [SOLO A P. BRUNO E’ LECITO AVERE DISEGNI?] di creare un nuovo raggruppamento [CHE MALE C’E’?] di soggetti [NON LI CHIAMA NEMMENO FRATELLI !!] che perpetuino le stesse dinamiche determinanti il commissariamento dei Francescani dell’Immacolata [QUALI SONO QUESTE DINAMICHE “CRIMINOSE”? PREGARE DI PIU’ LA LITURGIA “VETUS ORDO? EPPURE RIPETETE CHE IL FATTO LITURGICO NON E’ CAUSA DEL COMMISSARIAMENTO !], sotto un’altra veste e un nuovo nome. Questo in contrapposizione all’Istituto d’origine e in opposizione all’attuale Pontificato [QUANDO MAI?]. In una landa desolata dell’Estremo Oriente, lontano da Roma, un’operazione del genere passerebbe meno osservata. Ci è giunta infatti notizia della costituzione di un’Associazione Pubblica di fedeli nata nelle Filippine, ma rappresentata in Italia da uno solo dei circa venti ex seminaristi, che non hanno rinnovato i Voti provocando con la loro defezione una diminuzione del numero complessivo dei Professi temporanei [CI SEMBRA CHE P. BRUNO SIA CONTRO LA LIBERTA’ DI COSCIENZA, LA LIBERTA’ DI ASSOCIAZIONE E LA LIBERTA’ “PRO VETUS ORDO”. COM’È POSSIBILE LA PERSECUZIONE SENZA FRONTIERE NELLA CHIESA DELLA “MISERICORDIA”?]».
5. Contro tutti
Ancora accuse contro il Fondatore (Manelli) e contro gli ex formatori «notoriamente in opposizione al Commissario»: tutti responsabili dei mancati rinnovi, secondo P. Bruno. Lui ormai è liberissimo di accusare, sparare a zero contro tutti. Al contrario i suoi ex Superiori temporeggiavano prima di fargli notare certe sue intemperanze mediatiche, e in molti casi tacevano, sperando in un futuro ammorbidimento che non c’è stato. Ex superiori troppo buoni e misericordiosi, oppure troppo ingenui e incapaci di difendere il resto dei frati da un “soggetto” totalitario come P. Bruno? Certamente gli ex Superiori non lo rimproveravano e non lo umiliavano pubblicamente, addirittura su web o su stampa, come invece fa lui nei loro confronti.
Con una certa soddisfazione P. Bruno osserva che sono pochissimi i Vescovi disposti ad accogliere frati dissidenti. E grazie! Dopo l’ennesimo attacco minaccioso di P. Bruno su web è naturale che tanti Vescovi hanno PAURA… Addirittura P. Bruno (PROFETA o STRATEGA?) è sicuro che quei pochi Vescovi europei “accoglienti” «quasi tutti accetteranno comunque le disposizioni finali della Santa Sede». Mai vista tanta sfrontatezza. P. Bruno è a filo diretto col Papa o con la C.I.V.C.S.V.A.? Quali saranno le «disposizioni finali»? Proibizioni ad accogliere ex frati ed ex seminaristi FFI? Obbligo per i “dissidenti” a restare soggetti a P. Bruno finché dura l’attuale Pontificato?
Altri brani di P. Bruno con nostro commento tra parentesi:
« Per amore alla verità, nessun Frate è costretto a vivere in “un ambiente che è altamente repressivo” [CHIEDIAMOLO A TUTTI I “SOSPESI”, A TUTTI GLI EX SUPERIORI E FORMATORI, A TUTTI I “DISSENTERS”. A TUTTI]. Con pazienza e carità si stanno piuttosto creando comunità omogenee o tranquille [DUNQUE C’ERANO O CI SONO COMUNITA’ NON-OMOGENEE E NON-TRANQUILLE??], in aiuto a quei Frati confusi o problematici [LA CARITA’ DI BRUNO SPRECA GLI AGGETTIVI!] che avrebbero chiesto la dispensa dai Voti, molti dei quali senza neanche un Vescovo accogliente» [SI’, GRAZIE ANCHE ALLE SOLLECITAZIONI PUBBLICHE O PRIVATE DEI NUOVI VERTICI FFI: VOLPI, BRUNO, CALLONI…].
«E’ altrettanto falsa la notizia del numero crescente di Religiosi dell’Istituto che chiedono la dispensa dai Voti» [SE QUELLA NOTIZIA E’ FALSA, SE GLI “INDULTISTI” SONO DAVVERO POCHI, PERCHE’ TANTA PREMURA AD ATTACCARE E DIFFAMARE ON-LINE MANELLI & “MANELLIANI”, COSI’ DA IMPEDIRE INDULTI ED ACCOGLIENZE, SCORAGGIARE FRATI SCONTENTI E VESCOVI? PERCHE’ TANTA PREOCCUPAZIONE PER TENERE APERTI CONVENTI?].
P. Bruno può dire quanti sono i postulanti e novizi FFI in Italia?
Quasi al termine del comunicato P. Alfonso scrive che la situazione a settembre si è “stabilizzata” e chi non voleva proseguire tra i FFI è andato via. E aggiunge: « Si contraddice quindi chi compara il Padre Volpi al Faraone d’Egitto che non lasciava partire gli Israeliti».
In realtà sono andati via i professi temporanei i cui voti erano scaduti a settembre. Loro non li si poteva trattenere di più. Qualche professo perpetuo (uno solo?) ha avuto l’indulto. Ma tanti altri professi perpetui, soprattutto chierici, non vengono ancora lasciati partire… Altro che «stabilizzazione»! E quelli “usciti” vengono pure in qualche modo “inseguiti” e “ostacolati”… Dunque si contraddice P. Bruno che col suo articolo (e col suo comportamento) non fa che confermare il paragone “faraonico”. Infatti come il Faraone perseguitò gli Israeliti usciti dall’Egitto, inseguendoli col suo esercito, così gli ex frati usciti dall’Ordine vengono perseguitati dovunque si trovino, anche in capo al mondo.
Ma, a pensarci bene, forse il povero P. Volpi non è lui il vero Faraone o almeno non è il solo…