Pubblichiamo un commento alla brutta lettera di auguri indirizzata a Padre Stefano Maria Manelli in occasione del suo onomastico

Commento all’articolo titolato: Buon onomastico a Padre Stefano Maria Manelli

 

padrestefano

L’ultima tossica trovata contro Padre Stefano Maria Manelli è un augurio al veleno di buon onomastico, opera del solito firmatario anonimo.
Non vorremmo fosse così, ma fin dalle prime parole ci sembra di cogliere il delirio di una mente ferita dall’odio. Quel desiderio dell’anonimo firmatario di sedergli accanto sprigiona un atteggiamento suaden-temente sinistro; ci sembra di cogliere il godimento di chi vorrebbe sussurrare all’orecchio di un vecchio inerme e indifeso tutto il disprezzo di cui è capace. Si tratta certamente di persona tutt’altro che benevola, contrariamente a come si firma. Per fortuna il Padre non è un’internauta e il suo tempo lo utilizza nella preghiera e nello studio e non presta attenzioni a tutte le malevoli azioni contro di Lui.
Naturalmente tralasciamo tutti i particolari offensivi della lettera di auguri che per la loro insolenza si pre-sentano da sé, per soffermarci solo su alcuni punti. L’anonimo firmatario, con un’immagine ammaliante, presenta la situazione attuale dei Frati Francescani dell’Immacolata come quella di una famiglia in cui il pa-dre starebbe a guardare in silenzio i figli che se le suonano pesantemente. È ovvio il riferimento a Padre Stefano e ai laici e religiosi schierati ora con quelli che difendono le ragioni del vecchio governo, ora con quelli che sono dalla parte del nuovo. Cercano di colpevolizzarlo e di accusarlo di non intervenire per met-tere pace. In altri termini è come se il nostro anonimo accusatore scrivesse: “Caro Padre Stefano, dopo che ti abbiamo tolto tutti i poteri di governo e ridotto a semplice frate, nonostante tu sia privato di ogni autorità, ora devi intervenire per ristabilire la concordia!” Posta così la questione, sebbene sia un controsenso logico, non è priva di una certa seduzione. La suggestione dell’immagine della famiglia, del padre, però non regge perché se ripercorriamo i fatti, vediamo che è proprio la famiglia religiosa a non esistere più; pertanto non esistono più i fratelli in senso stretto, figli di uno stesso padre, perché alcuni di loro non si riconoscono più nel loro Fondatore; semmai, esistono famiglie religiose diverse e ciò perché c’è stato chi si è assunta la responsabilità di spaccare l’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, consegnandolo al pensiero modernista, stravolgendone così l’essenza. Di fatto non esiste più un’unica famiglia, ma dei dissidenti che vorrebbero assorbire in un’unica idea di famiglia, lo loro, le due diverse famiglie religiose. Se il nostro anonimo firmatario fosse meno ripiegato su se stesso e più capace di un’analisi oggettiva, si accorgerebbe che la lotta in atto non è tra fratelli di una stessa famiglia religiosa, ma tra due idee di vita religiosa: una fedele alla regola di San Francesco e alla spiritualità kolbiana, con tutti i suoi approfondimenti che conducono al voto mariano, l’altra che si ispira ad un’idea diversa di fedeltà e di rigore. Se coloro che aderiscono a quest’ultima idea ci aggrediscono continuamente con scritti, insulti e quant’altro si ha modo di leggere nei soliti siti, avremo pure un diritto alla difesa. Certo se dipendesse da loro ci negherebbero anche quello, come si nega ai frati F.I. di uscire dall’Istituto, violando gravemente la loro libertà di coscienza.
Su quelle sedie vuote, che poi non sono tante, dove il nostro anonimo vorrebbe prendere posto, quanti frati francescani dell’Immacolata vorrebbero sedere, se solo fossero lasciati liberi di scegliere in piena libertà di coscienza senza minacce di ritorsioni? Se le pone l’anonimo queste domande, anziché attingere dai bassifondi del rancore tutte le accuse vomitate sul Padre Manelli?
Il delirio si sa, non conosce limiti. Si presenta Padre Gabriele Maria Pellettieri come un coofondatore succube della personalità di Padre Stefano; ma perché non chiedere a Padre Pelletieri se Padre Manelli ha mai fatto qualcosa per dominarlo? Se il nostro amico anonimo ricordasse i racconti di Padre Gabriele dell’inizio della meravigliosa avventura della spiritualità dei Frati Francescani dell’Immacolata, constaterebbe come Padre Gabriele parla di Padre Stefano con ammirazione e rispetto e mai dichiarerebbe di essere stato in qualche modo oppresso. Ma davvero il nostro amico s’illude che Padre Gabriele condividerebbe il suo scritto?
Noi comprendiamo che spesso la delusione può ingabbiare la nostra vita, specialmente quando i nostri so-gni s’infrangono sul fermo scoglio della volontà di Dio. Sono sogni che portiamo impressi nelle rughe della nostra pelle, segnati dalla gloria e dagli incarichi che desidereremmo ricoprire e che rincorriamo. Capita, però, che quei piani non fanno parte dei disegni dell’Immacolata, dei progetti di Dio. Sono solo nostri miseri programmi umani. A questo punto dovremmo accorgerci della dissonanza tra la nostra volontà e le intenzioni del Padre Nostro per tornare all’umiltà del cuore, la sola che ci riaccredita agli occhi di Dio; invece ci logoriamo nella superbia della vita, facendo male innanzitutto a noi stessi, come il male che trasuda dallo stato d’animo dell’ignoto amico che inveisce contro Padre Stefano, mettendo fuori la rabbia che lo corrode.
Allora ci rivolgiamo a lui direttamente con queste parole: “Amico, metti da parte le tue delusioni per non aver ottenuto quello che ti eri illuso di ottenere all’interno della grande famiglia dei Francescani dell’Immacolata e ritrova la pace del cuore. Che il 2015 porti serenità a te e alla tua famiglia”.
Il Comitato dell’Immacolata

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