Replica all’articolo di Loredana Zarrella, La Finanza nel convento francescano, “Il Mattino”, 11 marzo 2015, p. 34

papagpiipadrestefanoL’articolo scoop fatto uscire da Loredana Zarrella è inattendibile, oltre che impreciso. Il contenuto è zeppo di allusioni ed insinuazioni malevoli. Forse l’autrice era in cerca di un colpo grosso. Si vede che è molto al di fuori della questione “Commissariamento”, sotto cui, da circa due anni, si trovano i frati francescani dell’Immacolata (le suore no). Una questione davvero intricata, che l’articolista pensa di risolvere in quattro e quattr’otto, evidentemente senza essersi sufficientemente informata e rischiando di cadere nella diffamazione.
La questione principale sollevata dalla Zarrella, e ripetuta a iosa, evidentemente per far passare con certezza il suo messaggio è questa: «La Finanza dovrà capire il motivo del trasferimento di proprietà dei beni, che appartenevano all’Istituto, nelle mani di persone e associazioni estranee alla struttura religiosa».
Da notare che la Zarrella dà per scontato il trasferimento di proprietà nelle mani di persone estranee all’Istituto; cosa facilmente imputabile, se fosse vera.
Anzitutto c’è da dire che i frati e le suore Francescane dell’Immacolata fedeli al fondatore, vogliono essere fedeli alla Regola e alle Costituzioni proprie, approvate nel 1990, da san Giovanni Paolo II e dalla Congregazione vaticana che si occupa dei Religiosi del mondo. Ciò vuol dire che non vogliono la proprietà di nulla, né di beni immobili, né di quelli mobili.
Infatti, da quanto risulta, contrariamente a quanto asserito da Loredana Zarrella, i beni in questione non sono mai appartenuti agli Istituti dei frati e delle suore francescani dell’Immacolata, ma sono stati sempre intestati ad Associazioni civili, in quanto i due Istituti, giuridicamente indipendenti, rifiutano, come codificato dalla legislazione interna e come detto sopra, la proprietà dei beni. I frati fedeli al Fondatore e alla Chiesa che ha approvato la Regola e le Costituzioni, vogliono solo usare i beni fino a quando vorrà il reale proprietario. Vogliono vivere abbandonati alla Divina Provvidenza. E’ dunque impossibile che ci sia stato qualsiasi passaggio di proprietà.
Al di là dell’aspetto giuridico, la realtà sembra tutt’altra. A distanza di 24 anni dalla nascita dell’Istituto, un gruppetto di religiosi vuole staccarsi dalla spiritualità del Fondatore, approvata dalla Chiesa e tenta, così, di appropriarsi dei beni delle Associazioni civili, reali intestatarie. Questo tentativo di defraudare le Associazioni a vantaggio di alcuni frati, sembra una vera e propria truffa.
L’autrice ripete con altre parole la questione: «Lotte interne all’Istituto avrebbero fatto scattare l’operazione di “salvataggio” dei beni. Si dovrà ossia capire se è vero che la fazione dei frati che è con il fondatore e contro il commissario avrebbe intestato a privati i beni acquisiti per evitare di metterli nelle mani del reggente».
Forse, la Zarrella si lascia guidare fiduciosamente dai suoi informatori, evidentemente interessati a qualche fetta di un patrimonio dell’Istituto che non c’è. Fino a due anni fa l’Istituto viveva in serena armonia e in mirabile sviluppo, poi è stato sovvertito da un iniziale gruppetto di 7-8 faziosi, che ha tentato e tenta di screditare in ogni modo il Fondatore e ministro generale, per dare un’impostazione diversa alla vita e all’apostolato dell’Istituto. La Zarrella sembra sorvolare sulla questa “fazione”, che ha costruito ad arte i presupposti del Commissariamento (dossieraggi, ingiurie, maldicenze) e che, per questo lavoro, si è ritrovata di colpo, per ora, tutto il potere in mano… Probabilmente proprio in quella fazione va ricercato colui o coloro che hanno sporto denuncia alla Guardia di Finanza e che tentano il colpo grosso, abbattendo anche le associazioni civili che da sempre hanno aiutato i frati nel loro apostolato.
La Zarrella continua sulla stessa note e poco dopo dà tutto per certo: «Sta di fatto che ora è emerso che i beni donati nel tempo all’Istituto dei frati francescani dell’Immacolata sono passati in mano ad altri…». E’ emerso da cosa? Dove, quando, da chi, se è appena iniziata un indagine?
Il caso che secondo l’autrice “spicca fra i tanti” è davvero perfetto per capire che si tratta di una bufala: «L’Abbazia è stata intestata alla società MIM che è un’associazione di fedeli laici, di professionisti, non di frati». Probabilmente Zarrella confonde l’Abbazia con il convento dei frati. In realtà “Abbazia” è il nome di un edificio moderno, che non è mai stato un convento e che non è mai appartenuto ai frati o alle suore e che da sempre è intestato ad una Associazione civile, che benevolmente ospitava i frati e le suore per le loro attività apostoliche.
Zarrella parla di anomalie di gestione, ma concludendo ammette che le indagini sono complicate e complesse e che non ci sono ancora riscontri ufficiali… Vorremmo chiedere alla Zarrella: ma allora, se non c’è nulla di ufficiale, che senso ha un tale scoop diffamatorio contro religiosi, religiose e laici?
Altra inesattezza dell’articolo. Don Vito Todisco, non è stato inviato dalla Curia di Avellino ma dalla Congregazione dei Religiosi. Se è vero che ha riscontrato anomalie di gestione (come fa a saperlo la Zarrella se la relazione di Todisco è secretata?) poteva segnalarle ai precedenti Superiori dell’Ordine per indurli a una revisione per evitare il Commissariamento. Se non lo ha fatto, vuol dire che non c’era materia sufficiente. Anche la Congregazione dei Religiosi non ha palesato nulla del genere ai precedenti Superiori.
La Zarrella sbaglia anche quando parla di bancarotta dei frati dell’Immacolata. In realtà, stando alle notizie della stampa, la bancarotta riguarderebbe i Francescani Minori.
La Zarrella parla di edifici privati donati all’Istituto e ceduti a privati… Forse Zarrella si riferisce alle Associazioni?
Una domanda finale che la Zarrella dovrebbe porsi: i frati o il frate denunziante, prima di sporgere denuncia alla GdF si è consultato con i Superiori, oppure ha agito di testa sua, credendosi investito di un potere assoluto su tutto e tutti? Ci ritorna in mente la storia dell’invidioso Caino contro suo fratello Abele, e dell’ambizioso Assalonne contro suo padre Davide…

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