La splendida vita delle Suore Francescane dell’Immacolata. Penitenza sì, ma con equilibrio

Da Taranto ci scrive Eleonora, una studentessa di 25 anni che frequenta le suore da più di tre anni.
Da questa esperienza ha tratto consigli per la sua vita ed esempi di carità e amore, nonché uno sprone per il suo itinerario di fede. Ha anche notato la pratica della penitenza, ma niente a che vedere con patti di sangue e marchi sul petto.

mariaincoronata

San Giorgio Ionico (TA), 07 dicembre 2015

Mi chiamo Eleonora Loffredo, sono di Taranto, ho 22 anni e studio all’Università di Trento. Ho conosciuto le suore Francescane dell’Immacolata della comunità di Trento nel mese di Settembre dell’anno 2012, cioè all’inizio del mio primo anno di Università, e frequento le suore di questa comunità da ormai più di tre anni. Ho avuto spesso modo di fermarmi dalle suore a pranzo o a cena, di partecipare ai momenti di ricreazione della comunità ed ogni tanto ai momenti di preghiera. In qualche occasione sono stata ospitata in qualcuno dei loro conventi per dormire. In questi anni di amicizia mi sono confrontata con loro su temi di carattere etico e spirituale e ho più volte chiesto e ricevuto il loro aiuto e consiglio in varie situazioni di difficoltà o di dubbio. Frequentando le suore che si sono avvicendate nella comunità sono rimasta affascinata dal loro amore sincero a Gesù e Maria e dal loro impegno nel vivere la Legge di Dio senza compromessi, dalla serietà nella
preghiera, dalla letizia con cui vivono e specialmente dal loro sorriso. Inoltre sono per me edificanti il loro impegno nel difendere la Verità e nell’essere sincere, senza assoggettarsi alle logiche del mondo, e la pratica della carità verso chi ha bisogno. Ho tratto un grande insegnamento dalla Madre superiora della comunità di Trento, allorché ragionando sul tema della carità e sincerità fra amiche mi ha fatto comprendere il significato profondo della correzione fraterna, come rinuncia all’indifferenza verso il vero bene del prossimo.
Sono rimasta molto dispiaciuta per le voci e gli scritti denigratori che circolano sui media sul conto delle suore e desidero lasciare la mia testimonianza su quanto da me direttamente visto nella comunità di Trento.
Per quanto concerne l’accusa di denutrizione delle suore, desidero testimoniare quanto segue. Spesso rimango a pranzo da loro la domenica o nei giorni di festa; in tali occasioni consumiamo un pasto completo che va dal primo al dolce. Nei giorni ordinari non ho mai visto particolari privazioni ed anche nei periodi di digiuno vengono serviti pasti modesti ma adeguati. Un venerdì sera mi sono fermata a cena in convento e il venerdì c’è digiuno; poiché c’era una suora con un problema di salute (non so di quale natura) le consorelle si sono fermamente opposte al suo digiuno, nonostante lei desiderasse mangiare quanto loro. In due occasioni io stessa ho cucinato con le suore e non ho visto nulla di avariato o cattivo.
Ricordo degli episodi in cui ho giocato con loro nei momenti di ricreazione o abbiamo guardato insieme un film. Da studentessa, non posso non apprezzare la seria preparazione delle suore che ho conosciuto sul Catechismo, sull’apologetica e su temi di carattere spirituale.
Più di tutti mi sono rimasti impressi episodi in cui ho sperimentato la loro carità. Nel mio primo anno di Università una domenica la Madre superiora della comunità ha invitato me ed una mia amica a pranzo. Prima dell’arrivo della mia amica io avevo esposto alla Madre la situazione economicamente precaria della mia amica, chiedendole un consiglio su come aiutarla. Alla fine del pranzo ci hanno regalato due buste grandi piene di viveri, senza che noi avessimo chiesto nulla! Ricordo con grande affetto questa Madre superiora, specialmente per il suo atteggiamento materno verso di me e per l’aiuto che ho da lei ricevuto in varie occasioni. Durante il mio secondo e terzo anno a Trento si sono avvicendate due diverse superiore nella comunità. Desidero testimoniare quanto mi siano state vicine in un periodo duro della mia vita: mi hanno sempre ascoltata con pazienza e consigliata con prudenza e sincerità, nel pieno rispetto della mia personalità e delle mie scelte.
In questi anni ho anche avuto modo di conoscere alcune postulanti: le ho viste consapevoli della scelta di vita che cominciavano ad intraprendere, concentrate nella preghiera e nel lavoro e allo stesso tempo serene nel gioco e nello svago. Nella casa di postulandato a Villa Santa Lucia ho partecipato ad una Santa Messa celebrata da Padre Stefano Manelli e ad una cena in cui egli era presente. Ho ricavato di lui un’ottima impressione, specialmente per la devozione nel celebrare la Santa Messa e per l’atteggiamento umile e composto. Ho letto alcuni dei libri scritti da Padre Stefano e ritengo che abbiano contribuito positivamente alla mia formazione cristiana.
Ho notato in questi anni, parlando e confrontandomi con le suore, che su alcuni temi opinabili preferiscono assumere una posizione tradizionale, che sanno validamente argomentare. Ho anche visto che fanno delle scelte di penitenza, a cui oggi siamo poco abituati, ma nulla mi ha mai fatto sospettare che ci siano penitenze eccessive, al contrario ho visto che su questo punto le suore sono molto equilibrate.
Concludo questa mia testimonianza ringraziando il Signore Gesù e l’Immacolata per questa esperienza di amicizia, che mi ha arricchito e che continua ad arricchirmi, ed augurando alle suore ogni bene in Gesù e Maria.

Eleonora Loffredo

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