Riportiamo un breve profilo della Fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore, Madre Clelia Merloni. La sua figura e le persecuzioni che subì ci aiutano a comprendere ciò che sta accadendo oggi al Fondatore dei frati e delle suore Francescane dell’Immacolata.
La storia delle anime che si vogliono impegnare in un serio percorso di adesione alla volontà di Dio è irta di ostacoli. Coloro che hanno intrapreso questo cammino hanno pagato il prezzo della loro decisone con la persecuzione del mondo e, spesso volte, anche della Chiesa. Per quanto penosa, essa è accettata, spesso voluta e desiderata, tanto che, da queste anime particolari, (che poi dovremmo essere tutti noi) è considerata un sigillo di gradimento da parte di Dio.
Prima di tracciare un breve profilo delle prove cui fu sottoposta Madre Clelia Merloni, Fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, e alcune analogie con questo periodo della vita del Fondatore dei Frati Francescani dell’Immacolata, vorrei evidenziare una costante delle accuse rivolte ai fondatori delle diverse famiglie religiose, nella cui biografia mi sono imbattuto. Se da una parte le maldicenze son intrise di perversa malizia luciferina, dall’altra c’è la costante di una pedissequa ripetitività. Le accuse si ripetono nella storia dei secoli; spesse volte sono pronunciate proprio da coloro che facevano parte della stessa famiglia religiosa. È, questo, uno dei limiti del male che, per quanto possa sembrare irrefrenabile nel suo furore devastante, ha dei confini ben precisi, oltre i quali non può andare. Proprio per ciò, volendo cogliere un parallelo tra queste accuse con l’azione demoniaca rivolta contro Gesù Cristo, dobbiamo dire che se il loro fine è quello di distruggere i risultati della Grazia divina, di fatto finisce con l’essere funzionale alla gloria di Dio. Raggiungono esattamente l’effetto contrario a quello che si propongono. Forse sta proprio qui la follia del demonio, in questo palese controsenso. È il ritratto della schizofrenia: mentre si agisce per distruggere l’opera di Dio, si concorre per la sua realizzazione.
L’ideale di consacrazione illimitata all’Immacolata, di san Massimiliano Kolbe, non è finito con un’iniezione di acido fenico, quella che gli stroncò la vita; è continuata nello spirito di chi l’ha raccolta: Padre Stefano Maria Manelli. Non sappiamo se, in quel braccio della morte, lo sguardo estatico del religioso, fissava l’Immacolata o vedeva pure il prosieguo dell’opera da Lui iniziata, quello che sappiamo con certezza è che il suo ideale è troppo bello, troppo grande per morire con Lui e con chiunque altro l’abbia fatto suo.
I Frati Francescani dell’Immacolata, così come pensati dal Fondatore, l’hanno fatto proprio e con loro le suore e i laici a lui tutt’ora fedeli. Non intendiamo rinunciare a vivere questa forma di vita, come pure la santa povertà. Se il nostro crimine è vivere il francescanesimo delle origini e la marianità totale della vita, difenderemo la nostra causa, sentendoci addosso qull’ultimo e protettivo sguardo terreno di padre Kolbe.
Chi innesca la macchina che getta la melma contro i fondatori di ieri e di oggi mira alla loro destituzione. Per questo scopo Madre Clelia come Padre Stefano è stata accusata di essere priva di capacità amministrative e di essere inetta nel guidare l’Istituto che contava un considerevole numero di membri.
La sua salute non era più florida è ciò costituì un altro pretesto per sostenere le proprie tesi. Contro padre Stefano si è verificata la stessa cosa. È stato accusato di essere troppo avanti negli anni e di essere stato colpito da una malattia che gli avrebbe precluso il buon uso della ragione.
Per Madre Clelia la destituzione fu motivata anche dalla falsa accusa di prodigalità con cui avrebbe sperperato i soldi della comunità. I soldi e sempre e solo i soldi; ieri come oggi. Il potere per chi deve gestirli. Lo si può comprendere pure dalla pubblica ammissione televisiva dell’avvocato Sarno. Sempre e solo una questione di soldi.
Il visitatore apostolico del tempo di Madre Clelia, il carmelitano padre Guglielmo di Sant’Alberto, proprio come i Commissari di oggi, “prendono decisioni in aperto contrasto con le direttrici della Fondatrice.” Non si discute che abbiano il potere di farlo, ma se si svilisce il tenore della vita religiosa abbassando la soglia degli ideali …
Allora come oggi i membri del “Consiglio Generalizio” sono sostituiti; allora come oggi le Costituzioni sono modificate, snellite, annacquate. Ma è proprio questo ciò che desidera la Chiesa, una vita religiosa alla portata di tutti, senza una povertà totale, anche comunitaria, per tutte le famiglie religiose, anche per coloro che volessero vivere una forma di vita più conforme alla regola francescana? Forse la Chiesa di oggi preferisce sminuire il ruolo della Madonna? Non possiamo pensarlo! Fermo restando la libertà per glia altri Ordini religiosi di vivere diversamente.
Nel libro di suor Marcella Lovato, agevole scrittrice di una biografia della Madre Fondatrice, troviamo scritto: “Siamo in un clima di inquisizione: la fedeltà alla Madre Fondatrice è considerata un crimine, da punire con l’espulsione dall’Istituto e il sospetto che si abbiano anche soltanto rapporti epistolari con lei, è sufficiente per essere poste al bando. Nascono due fazioni, che minacciano di dividere gli animi, con conseguenze prevedibili: …”. È la storia di tanti frati di oggi che hanno scelto di uscire dall’Istituto perché pressati psicologicamente; ma è anche la storia di quei religiosi che restano eroicamente nell’Istituto, soffrendo per il clima di divisione interno; nonostante, in esso, non si conservi più l’unità di una vera famiglia religiosa.
“Stia attenta madre perché, come finora ho scritto bene di lei alla sede apostolica, sono capace di scrivere il contrario!”. Continua così suor Marcella nel suo libro dal titolo L’amore che vince e in tal modo ci ricorda quella famosa lettera scritta da un manipolo di frati che, dalle affermazioni dell’avvocato Tuccillo, si sarebbe rivelata come collegata ad un meccanismo di rovesciamento del Consiglio Generale con il fine di destituire Padre Stefano, un complotto insomma. Suor Redenta Vincoletto, una delle accusatrici, aspira ad essere il capo di una nuova Congregazione.
L’ambizione è spesso la molla che guida le azioni degli uomini, quando non si sceglie di passare per il crogiuolo della sofferenza, quando non si combatte contro le proprie passioni e voglie insane, quando non ci si esercita nelle virtù. A questo punto, però, non vogliamo fare paragoni; non vogliamo sostituirci al giudizio di Dio. Diciamo solo che stravolgendo i pilastri portanti dell’Istituto dei Francescani dell’Immacolata, anche se il nome resta lo stesso, siamo in presenza di un altro Ordine. Non è la stessa cosa con lo spirito delle origini, quello che dava sostanza al nome Francescani dell’Immacolata. Ciò che si sta cambiando, ahimè, è proprio il cuore dell’Istituto; non è una semplice un’operazione di chirurgia estetica. Si tratta di un vero e proprio trapianto.
Una scarica di calunnie si riversa sulla Madre e con esse testimonianze di consorelle rancorose, o deluse per non aver fatto carriera. Purtroppo l’ambizione è un tarlo che può rodere anche i fondamenti della vita religiosa. Nessun Ordine ne è stato escluso e quando i cuori cadono sotto l’effetto di questo morbo, comincia il disfacimento. “ … Clelia, abbandonata da molte persone, ripudiata da coloro che dovrebbero sostenerla, …” è messa fuori dalla sua stessa Congregazione. Questo spettro è stato paventato anche per Padre Stefano, il quale, come Madre Clelia è convinto che “… tutto ciò che accade è permesso dal Signore e le creature non sono che strumenti nelle sue mani, poiché da qualunque parte vengono le prove, è sempre Dio che colpisce”.
Stringiamoci tutti intorno al Fondatore, sulla via della Croce e chiediamo alla Vergine Immacolata di insegnarci ad amarla, come hanno fatto i santi.
Il Comitato dell’Immacolata