
1. Gesù è il figlio legittimo della legittima sposa di san Giuseppe.
Il diritto matrimoniale afferma che è padre colui che il matrimonio indica come tale, cioè un uomo può dirsi padre di colui che la sua legittima sposa ha generato legittimamente, ossia con esclusione di adulterio.
È il caso di san Giuseppe. È padre di Gesù nel matrimonio con Maria, anche se non dal matrimonio con Maria, perché egli è il legittimo sposo della Madre di Gesù. Appartiene a lui questa Madre, dunque gli appartiene anche questo Figlio di Lei.
È l’applicazione di un principio risalente dal mondo stesso della materia e accettato da tutte le legislazioni come espressione di diritto naturale, cioè una cosa appartiene a colui che possiede l’ambiente nel quale quella cosa è sorta.
Giovanni Gersone spiega: come un albero non piantato dal padrone, ma solo nato nel suo terreno, appartiene a questo padrone, così Gesù, non generato per opera di san Giuseppe ma nato dalla carne appartenente a san Giuseppe in forza del patto matrimoniale, appartiene a san Giuseppe.
San Francesco di Sales ricalca: un colombo porta un dattero nel becco, lo lascia cadere in un giardino; qui nasce la palma: a chi è dovuta questa palma? Al padrone del giardino perché è nata nella proprietà di lui. Allo stesso modo: lo Spirito Santo, quale divino colombo, lascia cadere il seme della vita nel grembo di Maria, sposa di san Giuseppe; nasce Gesù: a chi è dovuto? A san Giuseppe, perché il grembo di Maria è suo.
E, più semplicemente, Huguet: i fiori e la frutta, che il sole produce da sé in una ter- ra vergine, spettano al proprietario di questa terra. Così Gesù, concepito per opera dello Spirito Santo nel seno verginale di Maria, spetta a san Giuseppe che ne è il proprietario, perché sposo di Maria.
Dunque il padre non è tutto e solo nell’atto procreatore della vita, ma anche in un intrec- cio di tenerezza e di servizio a favore della genitrice. Questo intreccio san Giuseppe l’ha svolto esemplarmente. Ha il titolo di “padre di Gesù” come conseguenza del primo “sposo di Maria”: conseguenza spontanea e primaria. «Se egli fu lo sposo di Maria, Madre di Dio, è il padre di Dio» (san Girolamo).
2. San Giuseppe ha assunto e adempiuto le fun- zioni propriamente paterne.
Queste funzioni le ha assunte ufficialmente al momento della circoncisione del Bambino imponendogli, per diritto e per dovere, il nome di Gesù secondo l’ordine dell’Angelo e introducendolo nella società ebraica come figlio di Abramo e discendente di Davide.
Inoltre, le ha adempiute per tutta la vita, durata con Gesù circa trent’anni; con vero, perfetto “cuor di padre” in lui prodotto da un dono particolare del Signore; nel tempo della serenità e nell’ora del pericolo: a Betlemme, in Egitto, a Nazareth, a Gerusalemme; non solo con un’assistenza esterna tesa a nutrire e difendere il Figlio, ma anche e soprattutto con un’esten- sione di compiti e una profondità di incidenza sulla formazione umana di Gesù che, dopo venti secoli, non sono ancora esplorate.
Perché padre, san Giuseppe è stato e deve essere detto anche maestro ed educatore di Gesù, perché il vero padre non è soltanto il principio della generazione e dell’esistenza, ma anche e, sotto non pochi aspetti, soprattutto dell’istruzione e dell’educazione; e perché Gesù, rivestendo la natura umana, ha fatto proprie anche (eccetto il peccato) le conseguenze di questa natura.
Perché maestro ed educatore, san Giuseppe ha il diritto di essere, a dir poco, intravvisto nell’insegnamento impartito da Gesù alle folle: per esempio nei discorsi sui diversi mestieri (contadino, pescatore, ecc…), sul tipo di uomo e di credente.
Insomma, san Giuseppe ha dato a Gesù tutto ciò che come padre doveva dargli: «Lo stato civile, la categoria sociale, la condizione economica, l’esperienza professionale, l’ambiente familiare, l’educazione umana» (Paolo VI).
3. Tutti hanno riconosciuto san Giuseppe padre di Gesù.
Gli Evangelisti chiamano san Giuseppe padre alla stessa maniera con cui chiamano
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Maria madre. Matteo e Luca hanno dato la genealogia di Gesù passando sempre per san Giuseppe, appunto perché l’hanno ritenuto padre di Lui. In particolare, Luca dice che i pastori accorsi alla grotta di Betlemme «trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino che giaceva nella mangiatoia» (Lc 2,16). È chiaro che qui, in questo solenne momento, san Giuseppe viene presentato quale padre, anche se non viene chiamato espressamente tale. È la sua prima apparizione di padre di Gesù nella società.
In occasione della presentazione di Gesù al Tempio, Luca nota: «Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui» (Lc 2,33).
Ancora Luca riferisce: «Gesù, quando cominciò il suo ministero, aveva circa trent’anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe» (Lc 3,23).
Gli angeli hanno dato lo stesso riconoscimento comunicando a san Giuseppe gli ordini di Dio perché li trasmettesse a Maria e a Gesù. Maria stessa disse a Gesù ritrovato nel Tempio: «Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo» (Lc 2,48). Qui la Madonna nomina prima san Giuseppe, per dirlo eguale a tutti gli altri padri.
La folla dice di Gesù: «Non è egli il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria?» (Mt 13,55).
Anzi, si può essere certi, anche se il Vangelo non lo riferisce, che Gesù stesso chiamava san Giuseppe padre, altrimenti la madre non si sarebbe espressa così parlandogli: «Tuo padre e io…».
Quale privilegio essere padre di Gesù! Basti dire che significa fare le veci di Dio Padre, che noi contempliamo Prima Persona della Santissima Trinità.
Per questo il nome di Padre è più glorioso di quello di Dio perché – spiega san Cirillo di Gerusalemme – il nome di Padre si riferisce al suo Figlio Unigenito che gli è consustanziale ed è lo stesso Dio con Lui, mentre il nome di Dio si rapporta alle creature che gli sono infinitamente inferiori. L’essere padre pertanto è un titolo d’onore che la Prima Persona riserva a se stessa come gloria di dignità personale; e non la dà né al proprio Figlio né allo Spirito Santo.
In terra san Giuseppe ha la gloria di condividere con la Prima Persona della Santis- sima Trinità il titolo di padre, perché Gesù
Cristo è precisamente la Seconda Persona della Santissima Trinità fatta Uomo.
C’è dunque un rapporto tra il Padre celeste e il padre terreno. Non si può non ammettere che l’Uno ha riversato sull’altro qualcosa di quell’infinito amore che Egli ha per Dio Figlio mediante lo Spirito Santo, nella vita trinitaria. È accaduto anche che nelle vicende dell’infanzia di Gesù il padre terreno è apparso più presente e più operante del Padre celeste.
Noi non sentiamo il Santo più lontano per la grandezza di questo suo secondo privilegio, ma più vicino. È il padre del Figlio di Dio, dunque è anche padre dei figli adottivi di Dio. Noi siamo fratelli di Gesù Cristo: dunque san Giuseppe ci guarda come suoi figli.
Proposito: A san Giuseppe, quindi, affidiamo nostro padre, vivo o defunto, e tutti i padri della terra ripetendo più volte, dalla levata del mattino al riposo della sera, l’invocazione: Padre del Figlio di Dio, prega per noi.
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