Ecco, in base al Vangelo, quali verità san Giuseppe fu chiamato a credere, ed egli credette primo tra gli uomini.
Dio è Uno e Trino (Padre, Figlio e Spirito Santo), il Figlio si è fatto uomo, è stato concepito nel seno di Maria per opera dello Spirito Santo, si chiama Gesù, sarebbe stato il Redentore dei peccati dell’intera umanità essendo l’atteso Messia. È vero Dio come nello stesso tempo è vero uomo: vero Dio anche se nato in una grotta, poverissimo, circonciso come un peccatore, presentato al Tempio come tutti i primogeniti, costretto a fuggire davanti a un tiranno, crescente di età in età come qualsiasi altro, assolutamente spoglio di potere, bisognoso di tutto per imparare e maturare, non cercato da alcuno, obbligato a lavorare per nutrirsi.
Dio ha reso Maria madre senza concorso d’uomo e madre del proprio divino Figlio lasciandola vergine, e ha reso lui, san Giuseppe, padre del Figlio di Lei lasciandolo vergine e partecipe in qualche misura del grande disegno imperniato su Gesù e su Maria.
Queste verità il nostro Santo credette in continuo esercizio di fede, espressa in silenzio o pensiero o parola o azione, dal mattino alla sera, nelle forme più varie della vita di famiglia, per circa trent’anni, progredendo di atto in atto nella santificazione perché non ebbe tutta chiara in un momento la scienza del Mistero di Gesù e di Maria, ma gradatamente, vedendo quanto avveniva e traendone le dovute conclusioni, sempre più profondamente.
Grandeggiò nella fede soprattutto fuggendo in Egitto per sottrarre Gesù ad Erode, quando cioè Dio non volle intervenire direttamente e lasciò a san Giuseppe tutta la cura di salvare il Bambino.
Queste verità il nostro Santo credette fino alla morte senza poter discuterne con nessuno, senza vedere miracoli operati da Gesù, senza assistere all’adempimento della missione per la quale lavorava e soffriva.
Credette nonostante l’apparente inconciliabilità dei misteri rivelatigli con il concetto di rigido monoteismo affermato dalla Legge mosaica e ribadito continuamente dai maestri d’Israele nelle scuole e nelle sinagoghe; nonostante il contrasto risultante da fatti inspiegabili senza il riconoscimento della divinità di Gesù e da vicende inconciliabili con la messianicità dello stesso Gesù.
Credette con consenso totale, oltrepassando le apparenze umane, accettando quello che alla ragione appariva inaccettabile, andando al di là dell’evidenza dei fatti, convintissimo che Dio né si inganna né inganna gli altri e che merita di essere creduto perché è Dio.
Ebbe fede più di Abramo: questi credette alla maternità di una donna sterile e alla possibilità di diventare padre nonostante l’ordine ricevuto dal Signore di sacrificargli l’unigeni- to Isacco e perciò è esaltato come padre dei credenti. San Giuseppe credette ad eventi più straordinari: credette che il figlio nato nella sua casa e dalla sua Sposa era il Figlio di Dio, a dispetto di quasi tutte le apparenze che indicavano il contrario continuamente.
Così credendo, san Giuseppe meritò dinanzi a Dio in una misura che è più facile immaginare che descrivere. Ecco perché egli non subì la missione affidatagli da Dio, ma l’abbracciò in tutta libertà e con l’intelligenza di quello che essa comportava.
Non può essere cristiano, e nemmeno devoto di san Giuseppe, chi non crede le belle verità di Fede da lui credute e tanto più credibili oggi, dopo duemila anni di studi e di esperienze, anzi non solo queste verità, ma anche tutte le altre che fanno bella e sacra la Dottrina cristiana.
Ancor di più, non basta aver fede, ma bisogna avere anche lo “spirito di fede”, ossia la perfezione della fede in Dio, non contentandosi di fare semplicemente il necessario per aver fede, ma anche il possibile, tutto il possibile in modo da renderla sempre più convinta e sempre più convincente, come criterio definitivo e supremo del pensare e dell’agire.
Per mezzo della fede crediamo sì quello che non vediamo, ma per mezzo dello “spirito di fede” noi in qualche modo vediamo ciò che crediamo: «La fede è l’occhio del cuore» (sant’Agostino).
Con la fede riusciamo a capire nelle sue grandi linee la vocazione assegnataci dal Signore, ma con lo “spirito di fede” noi possiamo arrivare ad organizzare i particolari della nostra vocazione in modo da adattarli sempre meglio al beneplacito di Dio. Mediante la fede ci potremo dire credenti, ma mediante lo spirito di fede saremo veramente praticanti in raggio d’azione sempre più vasto e con intensità sempre più fervorosa.
San Francesco di Sales continuava a pregare serenamente nella barca sconvolta dal vento nel lago di Ginevra. Rispose poi ai rematori e ai naviganti che se ne erano meravigliati: «Io pensavo che era Dio a mandare quel vento impetuoso; e, riflettendo che era Volontà di Dio, mi sentivo tranquillo, poiché stavo nella divina Volontà, che è anche la mia vita».
È lo “spirito di fede” a farci vedere tutte le cose in Dio e Dio in tutte le cose.
Proposito: Chiediamo lungo il giorno al caro Santo un aumento di fede nelle convinzioni della mente e negli affetti del cuore, con le parole: Giuseppe fedelissimo, prega per noi.
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