22 Marzo La speranza di san Giuseppe

 

angelo_SanGiuseppeLa speranza tende a Dio, considerato beatitudine eterna e datore dei mezzi necessari per arrivare a Lui. È basata essenzialmente sull’Onnipotenza e Misericordia di Dio e infonde risolutezza e fiducia stimolando all’azione e alla perseveranza. San Giuseppe possedette questa virtù come la fede, dalla quale essa deriva e alla quale è proporzionata.

Sperò in Dio con tutto il fervore della sua anima come aveva sin dalla giovinezza sperato nel Messia e nel futuro Redentore, crescendo in speranza man mano che cresceva nella conoscenza di Gesù, sotto la guida dello Spirito Santo e il corso degli avvenimenti.

Sperò da Dio tutti gli aiuti occorrenti per giungere a possedere Dio stesso, superando le tante difficoltà insite nell’adempimento del- la missione che doveva svolgere, sapendo egli molto bene quanto questa fosse superiore alle sue forze e alle vie umane.

Meglio del Salmista, egli diceva: «Sì, in te, o Signore, io spero, tu mi esaudirai Signore mio Dio» (Sal 38,16); «Perché essere accasciata, anima mia, perché gemere, spera in Dio, io darò lode a lui, salvezza del mio volto e Dio mio» (Sal 42,6); «Spero nella tua parola, Signore» (Sal 119,114).

Più istruito dell’autore del Libro della Sapienza, sapeva che «infelici sono coloro le cui speranze sono in cose morte e che chiamarono dèi i lavori di mani d’uomo…» (Sap 13,10).

Più consapevole del profeta Geremia, egli sentiva «maledetto l’uomo che confida nell’uomo, che pone nella carne il suo sostegno e dal Signore allontana il suo cuore. Egli sarà come un tamerisco nella steppa. […]. Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. Egli è come un albero piantato lungo l’acqua…» (Ger 17,5-8).

San Giuseppe trovava motivi rassicuranti di speranza in Gesù e in Maria, presenti continuamente ai suoi occhi e al suo cuore: l’uno era l’esaudimento delle attese dei secoli anelanti alla Redenzione, e l’altra era la Vergine Madre, sottratta alle leggi ordinarie del par- to: dunque nulla è impossibile a Dio!

 

Sperava anche per il fatto di vedersi favorito da Dio in un modo assolutamente impensato e sin dai primi anni: di certo avrebbe avuto il meno da chi spontaneamente gli ave- va dato il più, sia nell’ordine spirituale che nell’ordine materiale.

Rifulse di speranza soprattutto quando fu mandato dall’Angelo in Egitto, senza neanche sapere quanto tempo sarebbe dovuto rimanere là, tra le difficoltà del dubbio, dell’incomprensione e dell’indigenza.

E tuttavia, pur sperando in Dio e tutto attendendo da Lui, san Giuseppe non si risparmiò in nessuna fatica di mente e di braccia, per sopperire ai bisogni d’ogni genere, derivanti dallo svolgimento del ruolo a lui affidato dal piano salvifico del Signore: mai pusillanime, sempre operoso.

Anche noi non possiamo trovar di meglio che sperare in Dio. «Non possiamo sapere con certezza, in questa vita, se possediamo la grazia; ma la speranza non si basa sulla grazia già ricevuta, bensì sull’Onnipotenza e sulla Misericordia divina, per cui anche chi non possiede la grazia, può ottenere la speranza e giungere così alla Vita eterna. Dell’Onnipotenza e Misericordia divina è certo chiunque possiede la fede» (san Tommaso).

Tanto più sperare in Dio quanto più si è certi di compiere il suo volere, manifestato dai precetti della sua Legge e dal susseguirsi degli eventi, e quanto più diminuiscono gli appoggi umani.

Anzi, chi sa sperare nel Signore prova un segreto piacere nel vedere diminuite le risorse umane, perché così confida tutto e interamente in Dio.

Domandarono un giorno a san Benedetto Labre: «Che cosa fareste se un angelo vi annunziasse la vostra dannazione eterna?». Egli così rispose con la più grande calma: «Avrei fiducia in Dio».

«La speranza è come il cielo notturno: non ce n’è un lembo così oscuro, dove l’occhio non finisca per trovare una stella» (O. Feuillet): ma questo vale soprattutto per la speranza cristiana.

Oggi c’è molto bisogno di ravvivare que- sta virtù nella vita spirituale di ognuno, perché «la speranza è forse la metà del coraggio» (Balzac) e massimamente perché sperare in Dio è già in qualche modo godere Dio.

 

Perciò non si tema né pericoli né contrarietà quando si è impegnati in qualche impresa difficile per eseguire l’ordine di Dio. Le sofferenze passano, il premio rimane per sempre, il buon esempio edifica, la gioia prenderà il sopravvento.

Senza Dio invece, o peggio andando contro Dio, non ci può essere che disperazione. «Il fatto che alcuni, pur avendo la speranza, non riescono a raggiungere la felicità, avviene a causa della deficienza del libero arbitrio dell’uomo, che frappone l’ostacolo del peccato, e non a motivo della deficienza del potere divino o della misericordia su cui si basa la speranza» (san Tommaso). Il peccato va contro Dio. Dunque non Dio si nega all’anima, ma è l’anima a negarsi a Dio.

«Spento il sereno fior della speranza / che rimena la stanca anima a Dio / quello che al mondo avanzai è notte sconsolata e freddo oblio» (G. Zanella).

Proposito: Diciamo più volte nel corso della giornata l’atto di speranza per impetrare con l’intercessione di san Giuseppe una virtù così necessaria e incoraggiante.

 

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