23 Marzo La carità di san Giuseppe

 

UnknownCarità vuol dire amare Dio in quanto è Dio, e amare se stesso (anima e corpo) e il prossimo (conosciuto e sconosciuto, amico e nemico) per amor di Dio. È una virtù sola, che include questi tre aspetti così strettamente collegati tra loro che non è possibile separare l’uno dall’altro.

San Giuseppe ebbe e praticò questa virtù con una perfezione, sviluppatasi di aumento in aumento fino al livello oltrepassato soltanto da Maria.

Conosceva molto bene il precetto di Mosè: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Dt 6,5), le parole di Abramo a Lot: «Non ci sia discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli» (Gen 13,8), la prescrizione della Legge: «Quando vedrai l’asino del tuo nemico accasciarsi sotto il carico, non abbandonarlo a se stesso: mettiti con lui ad aiutarlo» (Es 23,5). A questi comandamenti il nostro Santo aderì con prontezza e con costanza, riconoscendo in essi la sapienza e la benignità del Signore. Era intimamente collocato per circa trent’anni accanto a Gesù, la Carità per essenza, e accanto a Maria, la più caritatevole delle creature; e, primo tra gli uomini, ricevette da entrambi affetti sempre più eletti, più universali e più eccelsi.

Aveva la carità non di tanto in tanto, per un moto piuttosto improvviso del cuore, ma per abitudine di giorno e di notte, in modo da essere, per quanto consentito alla natura umana di cui era rivestito, continuamente assorto in Dio e da non pensare e non volere mai la minima cosa che contrastasse con l’Amore divino, nel trattare le persone e le vicende dell’esistenza.

Amava con tutta la capacità del cuore, non preoccupato di essere corrisposto, per quanto si sapesse abbondantemente riamato da Gesù e da Maria, ma occupato solo a dimostrare nel migliore dei modi, con la parola e con l’azione, il suo amore per tutti e per sempre, preoccupato solo di non amare abbastanza e pensoso di salvare e conservare il Redentore per tutti.

 

Voleva bene ad ognuno godendo spiritualmente, se non sempre fisicamente, perché è proprio della carità produrre, secondo le diverse circostanze del vivere insieme, la pace, la gioia, la misericordia, la beneficienza e altri beni.

Brillò di squisita carità nel fatto di salvare la reputazione di Maria, trovata incinta a sua insaputa, e di salvarla a costo di rinunziare all’amore e ai progetti lungamente accarezzati.

Amando Dio e il prossimo san Giuseppe amò se stesso e nel migliore dei modi, attraverso il compimento dei suoi doveri di sposo, di padre e di israelita, lungo la via tracciatagli dal Signore.

Insomma, per farsi un concetto adeguato della carità di san Giuseppe bisognerebbe poter misurare il grado di perfezione da lui raggiunto e la quantità di grazia conferitagli da Dio, essendo la carità l’essenza della perfezione. La carità nasce dalla grazia, la grazia fu più abbondante in san Giuseppe che negli altri Santi perché più vicino a Dio, pertanto la sua carità fu – dopo quella di Maria – più grande di quella degli altri Santi.

Non è facile trovare le parole adatte per dire tutto quanto il valore della carità.

 

È intimamente unita alla grazia santificante, con la quale viene infusa e senza la quale non può sussistere, di modo che ogni peccato che toglie la grazia, toglie anche la carità: unita alla grazia come la vita al corpo, il colore al fiore, il sapore al frutto, la luce alla cosa.

È la regina delle virtù, perché a queste dà vita, ordine e unità elevandole fino a Dio e perché essa sola rimane nell’eternità, ove consegue il suo coronamento finale mettendo in perfetto possesso del Bene, conosciuto per la fede e desiderato per la speranza.

È talmente necessaria che «anche se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova» (1Cor 13,1-3).

È così onnicomprensiva che non può non essere il sottinteso, l’essenza e il termine di ogni pensiero, parola e azione, nel piccolo come nel grande: «tutto è all’amore, nell’amore, per l’amore e dell’amore, nella Chiesa» (san Francesco di Sales).

 

È sempre meravigliosamente vantaggiosa. «La carità è il solo tesoro che si aumenta con il dividerlo» (C. Cantù). «Chi fa la carità, se non la trova, la troverà» (proverbio). È la definizione stessa di Dio.

Proposito: Ci piaccia dire più volte durante il giorno l’Atto di carità, premettendo l’invocazione a san Giuseppe perché ci aiuti a dirlo con il massimo fervore e lo avvalori con la sua intercessione.

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