Santa Teresa d’Avila (Spagna), monaca Carmelitana (†1582), visse 67 anni in un tempo in cui la devozione a san Giuseppe non era molto profonda nel popolo cristiano. Lei, invece, la sentì così intensamente e così teneramente, da essere non solo allora, ma anche oggi, un modello altamente ammirabile.
Come le nacque nell’anima, lei non scrisse chiaramente, ma tutto il complesso di parole e di fatti espresso sul Santo fa pensare ad una precisa, grande ispirazione mistica mandatale da Dio, che si è compiaciuto servirsi di lei per ricordare alla Chiesa di quel secolo la devozione allo sposo di Maria e padre di Gesù. A questa ispirazione santa Teresa corrispose mirabilmente, procurando a sé un’esperienza soprannaturale e agli altri un’autorevole lezione.
Pur essendo autrice di diverse opere (Vita, Cammino di perfezione, Fondazioni, Il castello inte- riore, ecc…), che sono l’insegnamento classico della teologia mistica, non scrisse un trattato teologico o spirituale sul Santo o un libretto di preghiere e di canti per suore o fedeli; non accennò neppure concetti speculativi; non ebbe affatto un repertorio che possa dirsi ampio per quantità e qualità di temi, ma scrisse appena alcune lettere indirizzate a persone di diverso ceto e alcune pagine nella sua autobiografia, però con tale convinta e convincente testimonianza da lasciare ancora oggi, dopo quattro secoli, sorpresi e commossi.
Tra queste pagine la più famosa è quella riportata nel capitolo sesto della sua Vita, fre- quentemente citata in giornali, riviste, libri e prediche. Fondò diciassette monasteri, li mise tutti sotto la protezione di san Giuseppe, anzi ne dedicò dodici esclusivamente a lui; in ogni monastero fece costruire una nicchia sulla porta per mettervi la statua del Santo. Dichiarò di avere ricevuto precisamente da san Giusep- pe un numero incalcolabile di grazie speciali, soprattutto la guarigione graduale ma completa dalla totale paralisi sofferta in giovinezza; l’aver trovato come confessore e direttore spirituale il virtuoso padre Baldassare Alvarez, devotissimo di san Giuseppe; il denaro occorrente per la fondazione dei monasteri; il rapporto di apostolato mantenuto con san Pietro d’Alcantara; l’assistenza avuta nel condurre a sviluppo la riforma dell’Ordine Carmelitano, femminile e maschile, con una Regola più severa.
Chiamava e faceva chiamare san Giuseppe specialmente con i nomi di padre, avvocato, protettore, maestro, ai quali aggiungeva gli aggettivi più filiali e più confidenti, evitando virilmente certe forme di pietà care ai suoi contemporanei ma “balorde” perché basate su sensibilità fantastiche o peggio.
Vide san Giuseppe almeno due volte: nel 1561 quando fu rivestita di un splendido abito bianco da lui e dalla Madonna per essere rassicurata dell’ottenuto perdono di Dio; nel 1562 allorché pativa la mancanza del denaro richiesto per la fondazione del primo monastero. Scrisse anche di aver ricevuto dalla Madonna il più vivo compiacimento per quanto lei faceva in onore di san Giuseppe.
Anche da morta, dal Cielo, santa Teresa si interessò della devozione da tributare al suo caro Protettore. Era accaduto che alcune sue suore avevano creduto di riconsacrare al nome di lei alcuni monasteri che lei aveva consacrati al nome di san Giuseppe. Apparve a suor Isabella, oggi Venerabile, per dirle rattristata: «Riferisci al Padre Provinciale che tolga il mio titolo dai monasteri e restituisca loro il nome di san Giuseppe che avevano».
Gli storici ammettono unanimemente che se il 1600 è stato un secolo di meravigliosa fioritura di devozione giuseppina, i cui modi e frutti durano in gran parte ancora oggi e sono destinati a perdurare fin nel lontano avvenire, molto merito deve essere riconosciuto a santa Teresa d’Avila, nota anche con il nome di religione santa Teresa di Gesù e anche con il nome di santa Teresa di San Giuseppe, per la grande devozione al Santo. Noi oggi possiamo e dobbiamo guardare all’esempio lasciatoci dalla Santa carmelitana spagnola con ammirazione nuova, per essere stata lei proclamata il 27 settembre 1970 dal papa Paolo VI, prima tra le donne, Dottore della Chiesa, quindi maestra anche della devozione a san Giuseppe.
Ricordiamo adesso di lei soltanto queste personalissime parole tratte dal celebre capitolo sesto della sua Vita: «Chiedo solo per amor di Dio che chi non mi crede, ne faccia la prova, e vedrà per esperienza come sia vantaggioso raccomandarsi a questo glorioso Patriarca ed essergli devoto».
È una sfida: la più innocente, la più amabile, la più sorprendente tra quante ce ne possono essere nel campo del bene! Perché non la raccogli, caro lettore? Non importa se non sei santo come Teresa. Importa solo che tu abbia fiducia, tanta fiducia in san Giuseppe, il quale mette a tuo favore la sua santità. Anzi, puoi credere che egli sentirà più piacere nel favorire uno non santo come te che una santa come Teresa. Perché, favorendoti, egli ha un solo scopo: farti più vicino a Maria e a Gesù di quanto già sei.
Proposito: Ricorrere al potentissimo san Giuseppe per chiedergli le grazie con la seguente invocazione: “Ricordati, o verginale sposo di Maria Vergine, o caro mio protettore san Giuseppe, che mai alcuno si udì aver invocato la tua protezione e chiesto il tuo aiuto senza essere stato consolato. Con questa fiducia, io vengo a te e a te fervorosamente mi raccomando. O san Giuseppe, ascolta la mia preghiera, accoglila pietosamente ed esaudiscila. Amen”.
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