La storia di Angèle Lieby è un chiara negazione della legge eutanasica approvata in Italia. Ci sono molti casi come quello di Angèle, ma non si vogliono diffondere.
Questa donna, uscita dal coma, andò a riferire al medico che avrebbe voluto staccare la spina, di avere più considerazione per i malati allettati, considerati poco meno di un vegetale. Quando era in coma, Angèle ascoltava e capiva tutto, solo non poteva comunicare con l’esterno. A queste parole il medico le rispose che se fosse tornato indietro si sarebbe comportato esattamente allo stesso modo, avrebbe proposto alla famiglia di staccare la spina.
Questo episodio è emblematico sia perché dobbiamo concludere che la formazione scientifica medica su certi temi può non avere realmente più nulla di scientifico, sia perché la vita dei pazienti negli ospedali è alla mercé di queste persone.
Se la scienza non accoglie la realtà, cessa di essere scienza e diventa ideologia a servizio del potere.
La legge approvata in Italia, il 14 dicembre 2017, dal titolo norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento, è espressione di una prepotente ideologia, la quale sta alimentando la tensione sociale nel Paese.
Qui un intervista ad Angèle.
La storia completa nel libro: “Una lacrima mi ha salvato“.