Il coraggio della verità II parte

images-9Questo discernimento, tanto necessario oggi, come sempre, è assistito da una grazia particolare, perché anche la Chiesa dei fedeli possiede l’infallibilità nell’apprendere (cfr LG 12) – e correttamente distinguere dalle sue contraffazioni -, la Verità che viene loro proposta dalla Chiesa docente.

La maestra sicura e infallibile, in questo necessario discernimento, è la Vergine Santissima, Sedes Sapientiae, Magistra Apostolorum et omnium theologorum.

È legittimo criticare quell’attività pastorale, chiamiamola così, che dimostra di promuovere dottrine e comportamenti contrari al magistero perenne che deriva a noi direttamente da Cristo attraverso la tradizione apostolica. È legittimo anzi doveroso discostarsi dal “non-magistero” che dilaga in molte aree della cristianità, soprattutto quando esso non solo si esime dal chiarire i dubbi su questioni di primaria importanza che stanno dilaniando la Chiesa, clero e fedeli, ma è esso a provocare tale confusione dottrinale e pratica.

Si sta infatti diffondendo sempre più tra gli episcopati cattolici un’interpretazione sulla disciplina dei sacramenti e sulla conseguente pratica pastorale, in completa opposizione a quanto la Chiesa ha insegnato fino ad oggi in 2000 anni di cristianesimo.

Se i pastori, che dovrebbero guidare, correggere e sostenere i fedeli nel cammino di santità cristiana tacciono, si chiudono in un silenzio complice, se non dell’errore almeno della gravissima ambiguità attuale.

D’altra parte, è proprio questo silenzio da parte di chi dovrebbe parlare che può alimentare sani e rispettosi interrogativi nei confronti della confusione dottrinale e pratica regnante, vincendo quell’infantile e pedissequo atteggiamento di chi non osa fare domande, riflettere, esprimere i propri dubbi e perplessità. Come pure i parroci, dovrebbero smetterla di far finta di niente, e avere il coraggio, se non di denunciare, almeno di accogliere e riconoscere le giuste rimostranze di qualche laico, continuando la loro attività pastorale in obbedienza alla sana dottrina della disciplina eucaristica.

Oltre alla comunione ai divorziati risposati, conviventi e, dunque, a persone che sono in un’oggettiva situazione di peccato mortale, oltre alla riabilitazione pubblica dell’eresiarca Lutero, siamo giunti ad un altro passo avanti della rivoluzione in atto nella Chiesa. Siamo nella fase della promozione di una cosiddetta “messa ecumenica”. Una promozione che avviene senza troppi clamori pubblicitari, con la complicità di vescovi locali e di alte gerarchie. Con tale “messa ecumenica”, qualora ci fosse una Consacrazione valida, il Santissimo Corpo di Gesù verrebbe distribuito anche ai protestanti, a coloro cioè, che non credono nella presenza reale di Gesù nelle sacre specie eucaristiche. Ma questo è ancora o no un sacrilegio? E se lo è, potrebbe la gerarchia solo pensare di proporlo?

Voglio inoltre indicare un aspetto proprio di tutte le rivoluzioni. Esso consiste nel fare dichiarazioni rasserenanti, mentre di fatto si stanno scardinando, nel caso specifico, le fondamenta della fede. In base alla decantata serenità globale che staremmo assaporando in ambito specificamente cattolico, alcuni commentatori e blogger si sono sentiti in diritto di redarguire i cosiddetti tradizionalisti, quelli cioè più critici nei confronti dell’attuale gestione delle situazioni più delicate di ordine sia dottrinale che pastorale. L’essenza della questione però non è la contrapposizione di due schieramenti all’interno della Chiesa, ma consiste nell’essere fedele oppure no agli insegnamenti di Cristo. In altri termini si tratta di decidere se essere Chiesa o non esserlo. Chi vuol ridurre la crisi in atto rinchiudendola nell’ambito della lotta “partitica”, sposta l’attenzione su aspetti contingenti e non la focalizza sui fondamenti veri del problema che si è venuto a creare oggi nella Chiesa di Cristo.

Infine, fare dichiarazioni di principio in cui si manifesta, a parole, una continuità dottrinale rispetto al passato, una situazione di assoluta assenza di cambiamento, mentre dalla base, nella prassi pastorale, si promuovono innovazioni di rottura o discutibili rispetto agli insegnamenti autentici del Magistero, è solo un’altra sfumatura della strategia rivoluzionaria in corso.

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