È accaduto in Cina. Una madre, di quelle vere, Wei Mingying, ha assistito suo figlio tetraplegico per 12 anni.
Per tutto questo tempo l’ha accudito con amore, lavato, vestito, nutrito, massaggiato.
Ha speso tutti i suoi risparmi ed è giunta finanche ad indebitarsi per una cifra importante; poi il figlio, Wang Shubao, ha aperto gli occhi.
Non parla, però le sorride e in quel sorriso c’è una forza inesauribile che è un monito per coloro che si arrogano il diritto di decidere per la vita degli altri, per i propugnatori dell’eutanasia e per coloro che cedono allo scoraggiamento di fronte ai sacrifici, preferendo adottare soluzioni più comode, anche se tragiche, giustificandole con una falsa pietà per l’ammalato.
Questa madre, questa vera madre, vedova, ora ha 75 anni. Il suo Calvario è cominciato nel 2006 in seguito ad un incidente automobilistico che ha ridotto il figlio in coma e l’ha reso tetraplegico.
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