
«Beati i sacerdoti che celebreranno al mio altare e beati i fedeli che vi faranno la Comunione nel sabato seguente la mia incoronazione».
È questa la promessa fatta dall’Immacolata al sacerdote napoletano don Placido Baccher.
L’incoronazione della statua dell’Immacolata avvenne il 30 dicembre del 1826. Fu lo stesso Re, riferisce il canonico don Gennaro Pellino, a stabilire la data perché voleva parteciparvi di persona. Le corone d’oro, offerte dal Capitolo del Vaticano, furono portate da don Sebastiano di Borbone, fratello del Re delle Due Sicilie, Francesco I.
Quest’anno il sabato dopo il 30 dicembre cade il 5 gennaio e la Chiesa del Gesù vecchio, dove si trova la Madonnina di don Placido, sarà ulteriormente benedetta dalle grazie che su di essa si riverseranno per la serie ininterrotta di messe celebrate.
Ripercorrere brevemente le intrigate vicende politiche del primo periodo della vita di don Placido, può aiutarci a ridestare la speranza nel soccorso dell’Immacolata, anche in situazioni difficili in cui versano i cristiani oggi.

Con la rivoluzione Repubblicana nel Regno di Napoli il governo provvisorio perseguitò i lealisti, coloro che restarono fedeli alla famiglia reale. Tra questi c’erano i membri della famiglia Baccher. Suo padre Vincenzo fu esiliato e due fratelli fucilati nell’attuale Castel Capuano. Anche don Placido fu arrestato. E fu proprio in prigione che ebbe una rivelazione. Era di sabato e si disse: « … questo giorno non mi può arrecar sventura perché è il giorno della Madonna, giorno delle divine misericordie … ». Fu così che cominciò a recitare il santo Rosario e, nel mentre pregava udì una voce: « Confida figliolo; domani sarailiberato da questo orrido carcere: Tu però dovrai essere mio; e sarai chiamato in una delle principali chiese di Napoli a zelare le glorie del mio immacolato concepimento ». Quindi fu liberato, poi ricercato per essere giustiziato solo per questioni puramente formali/burocratiche. Insomma un’ odissea.

In tutto questo, però, è bello considerare come l’Immacolata, anche nelle tempeste politiche e sociali del tempo, non smette mai di soccorrere i suoi figli, se essi sperano e confidano in Lei.
Corriamo, allora, al sacro altare dell’Immacolata, nel giorno del sabato privilegiato, con dentro il cuore il proposito di confidare sempre nella divina, dolce guida materna dell’Immacolata.