Fra le virtù, che si videro primeggiare in San Crispino nel suo periodo di noviziato, si distinse non poco la carità fraterna. Era stato mandato nel convento di Viterbo, per mutar aria un religioso di molta stima, il quale fra gli altri mali pativa di un etisia polmonare. I Superiori erano inquieti per il timore, che i giovani novizi potessero contrarre infezione; e molto più per dovergli assegnare un compagno che lo assistesse per i vari servizi. Tutti ricusavano di prestarsi a un così pericoloso ufficio. Dall’altro canto voleva la carità, che il povero religioso fosse assistito. Nel bel mezzo di quest’imbarazzo il padre guardiano volse lo sguardo su Fra Crispino, che era il più docile, ed amoroso, facendogli sperare, che per un atto così segnalato di carità il Signor Iddio lo avrebbe liberato da ogni pericolo. A tal cenno il santo novizio esultò in maniera, che neppure l’acquisto di un Regno ecciterebbe tanta gioia; e comincio subito ad assistere sia di giorno che di notte l’infermo, con tanto amore, e diligenza che lo stesso religioso ebbe a dire più volte , che Fra Crispino non era un novizio, ma un angelo . Non voleva che alcuno s’ ingerisse anche in piccole cose nel servizio di quell’ infermo; sodisfaceva egli a tutto, finché il detto religioso fu poi mandato a respirare dell’ aria nativa a Rieti. Una volta accade che Fra Crispino vide un altro novizio che lavava alcuni fazzoletti dell’infermo, allora con tutta umiltà gli disse: fratello come fate voi questo senza il merito dell’ ubbidienza?
Con l’esercizio continuo non solo della carità, ma anche che di tutte le altre virtù il servo di Dio giunse a un tal grado di perfezione nel suo inizio di vita religiosa, mentre altri vi giungono appena sul finire della loro vita. I religiosi, che prima lo giudicavano non adatto alla vita cappuccina, ne ebbero tanta edificazione, che lo presero a modello, e ringraziavano il Signore di un tanto acquisto. Terminato dunque, l’anno di noviziato, a pieni suffragi fu ammesso alla solenne professione dell’ordine dei Minori Cappuccini, la quale fu emessa dal servo di Dio con tanto fervore, e tal fermezza di spirito che gli astanti vi piansero per tenerezza, e la gioia che ne provo Fra Crispino fu cosi grande che una simile non provò più in tutto il corso della vita.