Il Papa e il pericolo di uno scisma

Leggendo l’intervista a Papa Francesco, concessa in aereo dal suo ritorno dall’Africa e riportata sul Foglio, resto molto perplesso.

Riporto una parte delle sue dichiarazioni, oggetto di alcune mie personali considerazioni. Il contesto della domanda è sul pericolo di uno scisma. «Nella chiesa – ha detto il Papa – ce ne sono stati tanti. Sempre c’è l’azione scismatica nella chiesa. E’ una delle azioni che il Signore lascia alla libertà umana. Ma io non ho paura degli scismi, prego perché non ce ne siano, che ci sia il dialogo, che ci sia la correzione se c’è qualche sbaglio, ma il cammino nello scisma non è cristiano. Poi mi viene da pensare: è il popolo di Dio a salvare dagli scismi, perché gli scismatici sempre hanno una cosa in comune, si staccano dal popolo e dalla fede del popolo di Dio. Il popolo di Dio sempre aggiusta e aiuta».

Il punto in questione, dunque, è la possibilità di uno scisma nella Chiesa. Il Papa dice che prega affinché non ce ne siano e spera, invece, ci sia il dialogo. 

L’affermazione del Papa è una chiara ed inequivocabile contraddizione rispetto ai suoi comportamenti pratici. Dice di prediligere il dialogo e, intanto, ha rifiutato caparbiamente di incontrare dei Cardinali, Principi della Chiesa, che chiedevano spiegazioni sull’esatto significato di alcune affermazioni contenute nella sua esortazione sinodale Amoris Laetitia.

Le sue affermazioni di privilegiare il dialogo, pertanto, lasciano disorientati. Infatti, non l’ha mai promosso, neanche nei confronti di alcuni laici firmatari di una correzione fraterna su questioni contraddittorie di questo pontificato. Al contrario, qualcuno di questi è stato costretto a subire il licenziamento.

E se non è disposto al dialogo, come potrebbe essere disposto alla correzione in caso di errore? È evidente che le sue sono affermazioni, ahimè, non sono vere.

Dice ancora di non aver paura di una scisma e che gli scismi ci sono sempre stati nella Chiesa. Ma non credo sia più importante ricordare tutti gli scismi avvenuti nella Chiesa, piuttosto di preoccuparsi di eliminarne la causa di quelli probabili nell’immediato.

Se si adultera il Deposito della fede, che non appartiene al Pontefice, ma a Cristo stesso, è lì che si consuma lo scisma, non dove si difendono gli insegnamenti di Cristo tramandatici dalla tradizione. Questa difesa è l’essenza dell’autentico cammino di un cristiano: non c’è niente di meglio per qualificare un cristiano come tale! Viceversa, l’allontanarsi dall’essere veramente cristiano coincide con il modificare il Deposito della fede, fosse anche, per assurdo, il Papa stesso a farlo.

Inoltre, non è il popolo di Dio a salvare dagli scismi, in quanto il Depositum fidei, non è automaticamente garantito, nella sua integrità, dal popolo di Dio, ma dalla Chiesa fedele a quegli insegnamenti trasmessi da Cristo agli Apostoli fino ai nostri giorni. Il popolo di Dio non ha l’infallibilità interpretativa di questi insegnamenti, altrimenti non avremmo più bisogno della Chiesa.

Ne consegue che, chi difende il Depositum fidei può anche rischiare l’impopolarità e avere contro la maggioranza di un popolo, poiché il «popolo di Dio» non sempre aggiusta e aiuta, come dice Papa Francesco.

Tutte le altre cose dette dal Pontefice sull’argomento scisma, contenuto nell’intervista riportata sul Foglio, non sono state riportate perché, spiace dirlo, reputate solo vuote parole.

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