Potrebbe sembrare una brutta imitazione del Cantico delle Creature di san Francesco parlare del Covid 19 come fratello Covid, eppure, questa mattina mi sono svegliato e al levarsi delle prime luci dell’alba, all’apparire dei primi raggi del sole, ho udito il cinguettio degli uccellini che con il loro modulare hanno come dipinto l’atmosfera di festosi suoni. Sembrava la celebrazione della vita, quella stessa della quale l’uomo si è autoproclamato padrone assoluto e sulla quale crede di avere pieno potere decisionale, stabilendo quando lasciarla sbocciare e quando sopprimerla.
Aborto, eutanasia, diritto al suicidio, sono aberrazioni della superbia umana, resa impotente da fratello Covid, grazie al quale, forse, potremo rinsavire e comprendere che la vita non appartiene all’uomo, ma è donata all’uomo dal suo Artefice: il Dio Unitrino.
E se la vita non ci appartiene, vale la pena di viverla veramente per Lui, utilizzando il tempo che ci è dato per mettere in pratica i suoi insegnamenti.
Il Vangelo di oggi ci ricorda che il primo dei comandamenti è quello di amare il Signore con tutto il cuore e con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutta la forza. Il secondo è amare il prossimo come se stessi. È qual è il primo vero atto di amore verso il prossimo se non quello di indirizzarlo verso l’Amore del Padre o rendere più forte il legame che esiste già?
Basterebbe fare questo per far rinascere una nuova primavera dello Spirito e una nuova comunità di persone fondata sul rispetto di Dio, sulla Verità, sulla vera Libertà e infine sulla pacifica convivenza.
Fratello Covid potrebbe farci capire quello che finora non abbiamo afferrato.
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