La spaccatura all’interno della Chiesa cattolica si va sempre più evidenziando. Ci sono dissensi su questioni sempre più varie, che a volte mettono in discussione i riferimenti dottrinali. Il cardinale Tedesco Paul Josef Cordes, ad esempio, considera la pandemia da coronavirus come a un castigo per gli uomini, mentre altri, come l’arcivescovo Ludwig Schick di Bamberg, anche lui tedesco, ha affermato che sarebbe “cinico” definire la pandemia da COVID-19 un castigo. Dello stesso avviso anche il cardinale Angelo Scola, che aveva affermato: “L’idea della punizione divina non fa parte della visione cristiana – anche in una situazione così drammatica come quella che stiamo vivendo proprio ora. Naturalmente è un problema complesso, ma Dio non usa la punizione per convertirci! ”
Di tutt’altro avviso è il vescovo Atanasio Schneider che ha definito la pandemia in corso “… un intervento divino per castigare e purificare il mondo peccaminoso e anche la Chiesa”. Il vescovo si è riferito in particolare alla permissione idolatrica del Pachamama, avvenuta i primi di ottobre dello scorso anno in Vaticano e all’approvazione implicita alle relazioni sessuali irregolari, come quando si consente al divorziato, con un precedente matrimonio sacramentale valido, di vivere con una donna diversa dalla moglie e di ricevere, al tempo stesso, l’Eucarestia.
Il vescovo ha anche criticato la pratica della comunione sulle mani, che ha portato a « … una profanazione involontaria e intenzionale [del] Corpo eucaristico di Cristo … senza precedenti. Per oltre cinquant’anni, il Corpo di Cristo è stato (per lo più involontariamente) calpestato dal clero e dei laici nelle chiese cattoliche di tutto il mondo. Anche il furto di ostie sacre è aumentato a un ritmo allarmante».
Secondo Schneider, prendere l’Eucaristia « …direttamente con le proprie mani e dita ricorda sempre più il gesto di prendere cibo comune».
Per molte persone, ha detto, questa pratica ha portato ad indebolire la fiducia nella presenza reale di Cristo nelle Sacre Specie.
La condizione attuale, in cui in molte parti del mondo non si celebrano messe in pubblico e, di conseguenza, non si riceve la comunione «potrebbe essere intesa dal Papa e dai vescovi come un rimprovero divino per le profanazioni e banalizzazioni eucaristiche e, allo stesso tempo, come un appello misericordioso per un’autentica conversione eucaristica di tutta la Chiesa».