Un mese con san Giuseppe. 13° giorno

still-passion-of-the-christ-01San Giuseppe non partecipò alla Passione di Gesù perché era morto da circa tre anni, come si può congetturare in base alle vicende che si conoscono. Perché Dio abbia così disposto, non è possibile saperlo con certezza. Si può pensare che il Santo non fosse più necessario a Gesù adulto e incamminato verso la predicazione del Vangelo, e nemmeno a Maria destinata a rappresentare da sola l’umanità dinanzi alla Passione di Gesù e a parteciparvi con azione secondaria e subordinata.

Però san Giuseppe previde la Passione di Gesù, anche se non in tutti i particolari. Ne apprese alcuni dalla Sacra Scrittura, che egli certamente conosceva bene, soprattutto dai vaticini di Geremia e di Isaia.

Sapeva, per esempio, che il Redentore sarebbe stato: tradito da un Apostolo e per vili monete; tradotto innanzi ai tribunali che avrebbero preferito un infame scellerato a lui; tutto una piaga dalla testa ai piedi tanto che gli si potevano contare le ossa; crocifisso tra due ladroni; avrebbe avuto fiele e aceto invece di acqua; avrebbe avuto il costato trafitto dalla spada di un soldato; si sarebbe comportato come mite agnello sotto la mano spietata del carnefice.

Il nostro Santo vedeva l’immagine del Salvatore in figure bibliche, quali Isacco, il serpente di bronzo, l’agnello pasquale, ecc…

Si fece poi idee nuove meditando le profetiche parole dette da Simeone, che egli sentì perché presente mentre Simeone parlava a Maria, cioè che Gesù sarebbe stato per molti segno di rovina o di risurrezione nello stesso Israele.

Non si può, anzi non si deve escludere che san Giuseppe abbia saputo altri particolari da Maria e da Gesù stesso, o per loro spontanea iniziativa o su domande da lui stesso poste, specialmente visitando per le feste di Pasqua e di Pentecoste Gerusalemme (l’Orto degli ulivi, il pretorio di Pilato, il palazzo di Erode, la salita del Calvario).

 

Non lo si esclude perché consta da rivelazioni private – e qui lo si dice per quel tanto di fede umana che la rivelazione privata può meritare – che il Signore e la Madonna hanno fatto ad alcuni Santi (santa Margherita da Cortona, san Paolo della Croce, santa Cate- rina da Siena, ecc…) delle confidenze sulla Passione di Gesù: tanto più entrambi devono averle fatte a san Giuseppe, durante il corso dei trent’anni vissuti insieme.

In particolare, Gesù parlerà sul monte della Trasfigurazione, con Mosè e con Elia, «della sua dipartita che avrebbe portato a compimento, a Gerusalemme» (Lc 9,31) tanto più ne avrà parlato con il padre suo, il quale ascoltava attentamente, non come Pietro che non voleva sentir parlare di Passione (cf. Mt 16,21-23).

Anzi san Giuseppe non solo previde la Passione di Gesù, ma anche la compatì e cercò di imitarla. Egli soffriva certamente nell’immaginare il suo Gesù soccombente sotto i tormenti, nel prevedere di non essere presente in quei giorni per essere in qualche modo di aiuto a Lui, nel considerare i peccati dell’umanità causa della morte dolorosa di Gesù, nell’aspettarsi le ingratitudini e la rovina di tanti peccatori ostinati. Si offriva a patire, per rassomigliare a Gesù nelle intenzioni e nei dolori. Nulla vieta di credere che Gesù abbia fatto soffrire a san Giuseppe una qualche pena della propria Passione, perché è una grazia. L’ha concessa ad alcuni Santi (santa Camilla Battista da Varano, san Francesco d’Assisi, beata Angela da Foligno, ecc…): non può averla negata al suo caro padre, per renderlo più santo e più fedele alla sua missione.

È stato certamente altissimo l’accrescimento di santità verificatosi in san Giuseppe per aver condiviso la Passione di Gesù. Questo dolore è stato per lui molto più lungo e molto più penoso degli altri ed è andato aumentando man mano che si avvicinava il tempo del Sacrificio.

In verità «il solo pensare alla Passione di Gesù è una Comunione Spirituale» (san Bernardo); «una sola lagrima sulla Passione di Gesù vale più di un lungo digiuno» (sant’Alberto); «il mezzo più efficace per convertire le anime, anche le più perdute, è la Passione di Gesù» (san Paolo della Croce).

Non pensiamo soltanto agli strumenti della Passione (chiodi, croce, lancia, spugna, martello, ecc…) e non soltanto alle membra del corpo piagato (schiena solcata dai flagelli, capo incoronato di spine, mani trafitte dai chiodi, ecc…) ma anche ai dolori mentali di Gesù, che santa Camilla Battista (†1528) ha tanto descritti.

Non ricordiamo la Passione semplicemente nei tempi stabiliti dalla Liturgia (Quaresima, Addolorata, Esaltazione della Croce), ma anche negli altri tempi: anche dal pomeriggio del giovedì al pomeriggio del venerdì (periodo sottolineato da fenomeni mistici di santa Caterina de’ Ricci, san Paolo della Croce, ecc…); anche di domenica (il beato Contardo Ferrini faceva la Via Crucis immancabilmente in questo giorno, compresa la domenica di Pasqua); anche ogni giorno (come san Francesco d’Assisi, al quale bastava vedere un martello o un agnello per pensare subito alla Passione).

Partecipiamo con religiosa attenzione alle esecuzioni musicali e rappresentazioni teatrali sulla Passione, che la Fede e il genio italiano hanno disseminato nella nostra terra, con le forme più varie.

Proposito: Risolviamoci oggi di compiere un dovere particolarmente pesante invocando l’aiuto di san Giuseppe con le parole delle Litanie: Specchio di pazienza, prega per noi.

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