La testimonianza di Silvano è scritta con la meticolosità di chi ha conosciuto e vissuto, alcuni momenti importanti, con la famiglia dei Frati Francescani dell’Immacolata. Il testo è lungo e pertanto lo pubblicheremo in due parti. Vale la pena di leggerlo.

Leggendo i vari articoli e blog di questi ultimi giorni mi sento obbligato ad intervenire in difesa dei Francescani dell’Immacolata, frati e suore, “prima maniera” e a testimoniare contro coloro che spargono accuse contro i fondatori dell’Istituto, Padre Stefano Maria Manelli in particolare.
Le accuse rivolte all’Istituto, a P. Stefano e ai suoi più stretti collaboratori, accuse peraltro mai provate, hanno lasciato in me un senso di amarezza e di rammarico, perché assolutamente ingiuste.
Chi ha seguito gli eventi di questa incredibile vicenda e conosce i frati e le suore, in coscienza sa che le accuse rivolte a P. Stefano da alcuni persone (e da qualche laico indottrinato che li segue), non sono altro che il frutto di acredini e visioni distorte.
Conosco da un po’ questo Istituto, sono (ero ?) membro della MIM, ho incontrato P. Stefano varie volte, e posso garantire che mai ho avuto sentore di una minima briciola delle accuse che gli rivolgono, anzi la mia esperienza è esattamente testimonianza del contrario.
Anni fa sono stato ospite a Firenze nella loro Casa in occasione di un’importante celebrazione, vi ho mangiato e dormito, c’erano anche i Padri Fondatori. Ho visto di persona, per la prima volta, come vivono, come e quanto pregano, cosa mangiano, come dormono, quale clima regni tra di loro.
Per contro la chiesa di Ognissanti era uno splendore, ricca di tutto ciò che si può umanamente offrire di bello a nostro Signore, non solo nell’architettura stessa della chiesa e delle opere d’arte presenti, ma anche negli addobbi, nelle vesti e oggetti liturgici adoperati.
Ricordo che P. Stefano e P. Gabriele in tale occasione erano attorniati da decine di frati che dimostravano loro affetto e rispetto, riverenza, amore, certamente non perché “plagiati”, bensì perché consci dell’immensa grazia di averli come guide spirituali: ero rimasto stupefatto nel vedere tanti giovani insieme, di cultura superiore, di diverse nazioni ed entusiasti della loro scelta di vita.
Alla sera abbiamo mangiato alla maniera dei francescani: quello che passa il convento; un pasto semplice, forse fin troppo, ma dignitoso. Con noi c’era anche Padre Stefano. Mai gli ho visto offrire menù differenti dagli altri commensali, cosa che non posso escludere sia avvenuto successivamente, con l’aggravarsi del suo stato di salute, ma sarebbe assolutamente lecito, o no, seguire una dieta adeguata alla sua salute fisica, imposta magari dai medici curanti?
E poi a dormire in una delle loro celle. Essenziale, con l’arredamento indispensabile, come quello dei poveri: un lavandino, una sedia e un piccolo tavolo. Certo è il massimo per uno accusato di essere miliardario!
A onor del vero nella cella dove dormiva P. Stefano era stata messa una stufetta elettrica, installata dai frati preoccupati per il suo stato di salute, già allora non propriamente buono: forse è una colpa? O un atto d’amore?
In un’altra occasione P. Stefano, ospite in un convento di suore dove avevo accompagnato un sacerdote, alla frugale colazione del mattino scelse un tipo di frutto diverso da quello che si aspettavano le suore, che pensavano di conoscere i suoi gusti. Alla richiesta del perché di tale scelta, spiegò che era un fatto normale di autodisciplina, di mortificazione dei sensi lo scegliere il frutto meno gradito…
L’ho visto e l’ho sentito parlare con gli altri frati e con le suore, rispondere alle loro domande, impartire disposizioni, richiedere informazioni, ecc…sempre in ottima armonia, con serenità, con amore paterno, con modi gentili e umili.
Assistendo alle funzioni celebrate dai frati e animate dalle suore ho provato delle emozioni e una spiritualità mai provate altrove: le parole non rendono giustizia al senso del sacro che permea il loro celebrare, la loro preghiera, … sic et simpliciter: il loro modo essere religiosi.
Silvano Dottori