Una donna che conosce molto bene la realtà delle Suore e dei Frati Francescani dell’Immacolata, ci racconta, con la sua semplicità, ciò che ha visto, imparato e vissuto alla sequela di questo, fino a poco tempo fa, fiorente Istituto.

Mi chiamo Maria Rosa Nardoianni. Ho 71 anni, vivo a Villa Santa Lucia e frequento il convento di Santa Maria delle Grazie da sempre, praticamente da quando sono nata.
Ho conosciuto sia i frati Francescani dell’Immacolata, sia le suore. Con loro, sotto la loro guida, ho compreso meglio il significato di essere cattolica. Grazie a loro ho approfondito gli insegnamenti del catechismo della Chiesa cattolica e ne ho trovato un grande beneficio per l’anima. Posso testimoniare, dopo tanti anni di frequentazione del convento, che le suore sono religiose molto serie e personalmente provo un senso di grande vergogna solo a ripetere quelle brutte, false e maldicenti accuse che vorrebbero far credere che le suore non si comportino onestamente. Io ho un nipote che è un benefattore delle suore e, a volte, compie piccoli lavori di manutenzione in convento. È tanta la purezza che loro esprimono, che mio nipote non le guarda neanche negli occhi.
Sono molto dispiaciuta anche delle accuse che rivolgono a Padre Stefano e mi chiedo, perché gli accusatori non lasciano il convento piuttosto che diffondere simili scelleratezze?
Padre Stefano è un sacerdote sempre sorridente, comprensivo, umano. Ha insegnato disinteressatamente a tutti. Lo stesso devo dire delle suore; accolgono i fedeli con gioia e sono tutte felici della loro vocazione. Quando loro hanno bisogno di qualcosa vengono a chiedermi la carità. Si può mai pensare che una benefattrice offra cibi scaduti a chi vuole bene?
Magari io mangio pane e cipolla, ma alle suore preparo o compro cibi di buona qualità.
Quando c’erano i frati, capitava che volevo offrire loro la pasta al forno, ma, qualche volta, mancavano le uova. Io sono una donna che è sempre vissuta in campagna, ho una buona conoscenza della vita agreste e di allevamento di galline Chi ha esperienza di allevamento di questi animali, secondo il metodo naturale, sa che il periodo invernale, da ottobre a marzo, nelle nostre zone piuttosto fredde, la produzione di uova scarseggia. Nonostante ciò, quando volevo preparare la pasta al forno per 30 frati, le galline mi producevano le uova necessarie che, quindi, non mancavano mai. Io dicevo per scherzo al superiore dell’epoca, padre Settimio Maria Manelli, che i frati erano fortunati, ma lui rispondeva: “Si vede che san Francesco ci vuole bene!”.
Le suore sono sempre molto modeste, scelgono gli ultimi posti. Io vedo anche che ci sono zingari che vanno in convento a chiedere l’elemosina e le loro danno sempre qualcosa da mangiare.
Quando è morto mio fratello le suore hanno partecipato al mio dolore, mi sono state vicine e mi hanno incoraggiato e confortato con i loro consigli e preghiere. Cosa si vuole di più da queste giovani anime di preghiera?
Maria Rosa Nardoianni